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De Magistris commenta Presa diretta e scrive di Pittelli: il tempo è galantuomo

Luigi de Magistris

«Il tempo è galantuomo, ma i danni permanenti, personali, familiari ed economici non si possono risarcire. Mi hanno strappato la toga di PM, uccidendomi professionalmente, come disse Salvatore Borsellino, ma non hanno fermato e mai fermeranno il mio essere un combattente per la giustizia». È quanto ha pubblicato su Facebook Luigi de Magistris. «Ieri sera Riccardo Iacona, nel suo programma Rai Presa Diretta, ha descritto la portata straordinaria del processo Rinascita Scott che si sta celebrando nell'aula bunker di Lamezia Terme. Nel processo sono imputate centinaia di persone per fatti molto gravi aventi ad oggetto il clan Mancuso che opera in particolare nel vibonese; in particolare nella trasmissione è messa in evidenza la posizione dell'imputato Avvocato Giancarlo Pittelli, arrestato per associazione mafiosa, imputazione poi modificata in concorso in associazione mafiosa. Finalmente viene alla luce il ruolo di Pittelli, il quale recentemente è stato condannato in sede civile ai miei danni per avermi definito “farabutto” (un onore detto da lui)».
De Magistris ha ricordato che «tra gli anni 2006 e 2007 ebbi modo di indagare accuratamente sul conto dell'Avvocato Pittelli, all'epoca parlamentare e coordinatore regionale di ForzaItalia. Uomo tra i più potenti allora tra la Calabria e Roma. I fatti erano similari a quelli per cui è oggi sotto processo. Era indagato, all'epoca, anche per partecipazione alla massoneria deviata. Elemento di collegamento tra criminalità organizzata, professionisti, politica, istituzioni e soprattutto magistratura ed appartenenti a forze di polizia e servizi di sicurezza. Avevamo ricostruito fatti gravissimi, dal riciclaggio internazionale di denaro a reati associativi e corruttivi. Quando Pittelli riceve l'informazione di garanzia, il Procuratore della Repubblica dr. Lombardi mi revoca l'indagine. Il Procuratore era amico di Pittelli, questi era stato anche il suo avvocato, ma soprattutto pochi mesi prima il parlamentare aveva assunto nel suo studio, presso la società Roma 9 in Catanzaro, il figlio della seconda moglie del Procuratore. Avevamo anche già ricostruito una grave fuga di notizie avvenuta nel 2005 quando, nella medesima indagine, cd. Poseidone, effettuai una perquisizione al Presidente della Regione Calabria dr. Giuseppe Chiaravalloti, già Avvocato Generale presso la Corte d'Appello di Catanzaro e già Procuratore Generale in Reggio Calabria. Prima della perquisizione vi fu una gravissima fuga di notizie, che ne compromise l'esito, a seguito di contatti avvenuti nelle ore prima tra magistrati ed anche lo stesso Pittelli».
L'ex pm ha evidenziato come «Ieri nella trasmissione di Iacona nuovamente si è fatto vedere un appunto rinvenuto presso Pittelli al momento del suo arresto in cui probabilmente vi è anche la conferma della gravissima fuga di notizie che inquinò l'indagine. La mia cacciata da Catanzaro da parte del Csm, per incompatibilità ambientale e funzionale, si fonda in gran parte su vicende che riguardano Pittelli. Il CSM mi condanna sul piano disciplinare e mi trasferisce perché ho segretato in cassaforte l'iscrizione nel registro degli indagati di Giancarlo Pittelli. L'ho fatto perchè Pittelli sarebbe venuto a conoscenza delle indagini a suo carico per i contatti che aveva in Procura e che invece riuscii a mantenere segrete. E vengo condannato perché non ho avvisato il Procuratore della Repubblica dell'invio dell'informazione di garanzia a Pittelli. Sapevo dei loro rapporti stretti, sapevo della fuga di notizie precedente che avevo già segnalato alla Procura della Repubblica di Salerno. Se non mi fossi comportato come mi sono comportato avrei compromesso l'esito delle indagini preliminari e se non mi avessero fermato avremmo evitato oltre dieci anni di reiterazione di condotte di questo tipo. La Procura di Salerno, poi, aveva individuato con precisione fatti corruttivi ascrivibili anche a numerosi magistrati ma poi anche loro sono stati spazzati via. L'allora presidente dell'associazione nazionale magistrati dr. Palamara disse “il sistema ha dimostrato di avere gli anticorpi”. Oggi il dr. Palamara di fatto confessa ed ammette di aver fatto parte di un sistema e che fui fermato con interferenze indebite».

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