Passa il tempo e il Covid è un pericolo sempre più reale sui cronici problemi della sanità calabrese. Con un pensiero in più per l’attualità: l’ipotetica terza ondata e soprattutto il terrore delle varianti riaccendono i riflettori sulle Terapie intensive. «Al di là degli inconsistenti proclami, del balletto di numeri dati a casaccio e senza verifica alcuna sulla reale disponibilità di posti letto di Terapia intensiva, rispetto alla scorsa estate, non è cambiato, ahimé, assolutamente nulla. Eppure, norme nazionali e regionali – osserva Domenico Minniti, anestesista del Gom e presidente regionale Aaroi-Emac Calabria – hanno ben codificato le dimensioni degli interventi che si sarebbero dovuti effettuare».
- Quanti sono i posti disponibili?
«Dai 115 iniziali (un numero francamente insufficiente se paragonato al dato medio nazionale prepandemico), si è giunti a poco più di 140. In rapporto alla nostra popolazione, già prima dell’esplosione della pandemia avremmo dovuto poter contare su 160 posti di Terapia intensiva, per essere il linea con le altre regioni. E degli attuali poco più di 140 posti, solo una decina, forse 15, rappresentano un reale incremento strutturale, cioè stabile e duraturo. Gli altri, passata la buriana, riprenderanno la loro funzione originale, che non era certamente l’attuale. Dunque, in assenza degli interventi prescritti dal legislatore il ritorno allo status quo ante e, di conseguenza, all’insufficiente offerta relativa alle Terapie intensive, sarà inevitabile».
- Quanto può reggere il sistema delle Terapie intensive?
«Nessuno può dirlo. Ha retto durante la prima ondata perché Sars-Cov2 si è disinteressato alla Calabria. Siamo arrivati a un passo dall’implosione durante la seconda ondata. E adesso, viene proprio da chiedersi che succederà in caso di una terza ondata, soprattutto se sostenuta da varianti magari maggiormente contagiose e contro cui l’efficacia dei vaccini attualmente in uso dovrà essere dimostrata. Non dimentichiamo quanto avvenuto esattamente un anno fa in regioni in cui il sistema dell’Emergenza-urgenza e delle Terapie intensive era decisamente più performante del nostro. Non vorrei riaprire una ferita che ancora brucia, ma le immagini della triste marcia di camion dell’Esercito sono ancora vive nella mente di ognuno di noi».
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