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Gli orrori al cimitero di Tropea aprono la stagione dei veleni

In un esposto la “mappa” di presunte corruttele e illegalità

Le bare venivano trasportate in uno spiazzo attiguo al camposanto di Tropea nel cassone di una motoape e venivano distrutte

L’inchiesta sulle estumulazioni abusive e sulla profanazione delle salme al cimitero di Tropea ha, di fatto, aperto la stagione dei veleni nella cittadina che si è ritrovata epicentro di un carosello di presunte illegalità. Atti e misfatti che sarebbero stati compiuti nella “Capitale delle vacanze” messi nero su bianco in una sorta di manifesto che in queste ore sta facendo il giro di Tropea e non solo perché le carte sono finite anche al vaglio della Procura di Vibo, guidata da Camillo Falvo che ha coordinato l’inchiesta sul cimitero su cui sono ancora al lavoro i militari della Gdf a loro volta coordinati dal comandante Roberto Prosperi. In cinque pagine viene ricostruita una mappa di collegamenti, rapporti e collusioni con esponenti delle cosche. Insomma una sorta di “inno” alle corruttele e all’illegalità molte delle quali datate nel tempo, altre recenti. Una ricostruzione minuziosa – con tanto di nomi, cognomi, parentele, collegamenti con le cosche e amicizie – fatta da chi o da quanti hanno voluto togliersi dalla scarpa non qualche sassolino, ma veri e propri macigni lanciandoli contro l’attuale amministrazione comunale e soprattutto contro il sindaco Nino Macrì accusato, tra l’altro, di «... atti ingiustificati nei confronti di imprenditori, commercianti e semplici cittadini che non condividono il suo operato politico...», nonché contro il comandante della Polizia municipale.

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