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Covid, lo screening (mancato) a Reggio caso unico in Italia

I tamponi inattendibili non saranno restituiti a Roma ma le attività non partiranno. Adesso può intervenire solo la Regione

I tamponi coreani giunti a Reggio Calabria a dicembre scorso per lo screening di massa sulla popolazione non saranno restituiti alla struttura commissariale. Si stanno utilizzando per testare i soggetti che operano nelle case di riposo e potranno essere molto utili per le campagne di drive-in. Servono, infatti, come da bugiardino, solo per soggetti positivi o comunque per testare i contatti stretti di soggetti che hanno contratto l’infezione da Covid. Lo screening di massa a Reggio, quindi, non si può fare. Il Ministero della Salute ha chiarito che questa tipologia di test di massa va eseguita soltanto con tamponi a fluorescenza, ma lo stesso dicastero non ha commesse disponibili. Potrebbe arrivare in soccorso la Regione Calabria che ha ricevuto ingenti finanziamenti per la sorveglianza attiva del coronavirus. Servirebbe acquistarli e poi darli ai Comuni e quindi anche a Reggio per un’operazione di massa che potrebbe rappresentare la svolta per il contenimento della pandemia. Ma il caso Reggio è finito in un silenzio istituzionale senza precedenti. Un caso che imbarazza tutti, dal Comune alla struttura commissariale nazionale gestita da un reggino, Arcuri, al Ministero della Salute. Un caso unico in Italia, dove in altri punti lo screening di massa è stato realizzato e dove si sono registrati buoni risultati di individuazione di soggetti completamenti sani ma che erano vettori dell’infezione.

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