Un uomo scomodo. Sergio Tempo è stato fino al 30 novembre del 2018 revisore dei conti della più grande e disastrata Azienda sanitaria calabrese: quella di Cosenza. Chi tuttavia immaginava questo professionista come pronto ad abbassare la testa oppure a guardare dall'altra parte di fronte ad uno scempio finanziario perpetuato negli anni non aveva fatto – è proprio il caso di dirlo – bene i conti. Tratto signorile, preparazione inattaccabile, Tempo ha puntualmente rilevato, scritto e segnalato lo strano balletto di cifre, documenti, crediti e debiti scoperto in seno all'Asp bruzia. E le sue osservazioni e denunce hanno determinato l'avvio d'una clamorosa inchiesta -“Sistema Cosenza”- che ha coinvolto alti dirigenti e funzionari della sanità pubblica. L'esame puntiglioso di migliaia di carte ha negli anni permesso a questo commercialista, schivo e riservato, d'individuare “buchi” di bilancio per centinaia di milioni di euro. Una voragine che rischia adesso d'inghiottire parte dell'economia della intera regione. Si aspettava uno sviluppo giudiziario del genere? Tutto quello che è emerso è quanto avevo segnalato: si tratta di una verità che nessuno può confutare. Ho messo a repentaglio la mia professione per far comprendere ogni cosa... Un plauso dunque ai magistrati e alla Guardia di finanza che sono riusciti a far emergere tutto, non era semplice. La magistratura ha fatto il suo dovere e la politica, invece, che farà? In che senso? Qualcuno dovrà approvare il famoso bilancio del 2018 che è palesemente falso. E nessuno avrà il coraggio di farlo... Io segnalai tutto alla Procura e alla Corte dei Conti. E quando parlai di queste cose minacciarono denunce contro di me. Denunce che non sono mai arrivate. Ma cosa contiene di tanto pericoloso questo bilancio dell'Asp di Cosenza del 2018? Semplice, per approvarlo bisogna fare emergere la reale situazione finanziaria che contempla una perdita economica abnorme destinata a mettere in ginocchio il sistema regionale. Si, una perdita economica di 500 milioni di euro. Pensi: la percentuale di soccombenza dell'Asp nelle vertenze legali oscilla dal 50 al 70 per cento. E questo è solo un esempio. E cosa potrebbe succedere secondo Lei? È ovvio che tutto ricadrà sui cittadini perchè le perdite vanno coperte e l'unico modo per farlo è incrementare l'Irap . Così, ci troveremno con i cittadini che dovranno pagare molto di più rispetto ai residenti in altre aree d'Italia. Che è successo in questi anni? Intanto io sono stato rimosso: su otto del collegio sindacale, il presidente della Giunta regionale ne ha rinnovati solo 6 e io non ero tra questi. In quegli anni ho fatto solo il mio dovere segnalando alla Regione quello che accadeva all'Asp di Cosenza e posso dire che la politica sapeva. Si, sapeva a tutti i livelli. Sapevano cioè di questo disastro? Certo che lo sapevano. Mi hanno rimosso a scadenza mandato, il 30 novembre del 2018 rinnovando gli incarichi ad altri ma non a me. E con un decreto hanno poi nominato un sostituto che a mio avviso non aveva i requisiti: io perciò ho fatto ricorso al Tar che si è lavato le mani dicendo che era competenza del giudice ordinario. Ma la cosa singolare è che l'Asp si è addirittura costituita contro di me davanti ai giudici amministrativi, benchè non avesse alcuna legittimazione per farlo Ho quindi promosso l'accesso agli atti al Dipartimento Salute della Regione ma non mi sono mai stati consegnati. Sono andato a prenderli persino di persona più volte ma niente... Ci sono altri bilanci falsi? Certo, quelli dal 2011 al 2014 sono falsi. Come quelli dal 2015 al 2018. Senta e questa storia delle fatture pagate due o tre volte? È un fenomeno che ho segnalato io. Sia in Procura che alla Regione. Si è trattato di uno sperpero di denaro pubblico spaventoso. Chi non ha vigilato? Tutti gli atti del collegio sindacale vanno alla Regione: al Dipartimento salute e al Ministero dell’Economia e Finanza...