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'Ndrangheta in Brianza, il boss Vallelonga: "Vi spariamo come si fa in Calabria"

«No non hai capito, perchè se no vi faccio come facciamo in Calabria». E’ una delle minacce riportate nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza che ha portato all’arresto di 18 persone nella Brianza lecchese, per associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti, all’estorsione e all’usura. A parlare è il "boss" calabrese Cosimo Vallelonga, 72enne, già coinvolto nelle grandi operazioni di 'ndrangheta in Lombardia, "La notte dei fiori di San Vito" e "Infinito".

Finita di scontare la sua pena, Vallelonga era tornato ad occuparsi di usura ed estorsioni, con uno sguardo anche al traffico di rifiuti. Nel suo quartier generale, un negozio di mobili di La Valletta Brianza, «Arredo Mania», gestiva un giro d’affari che in tre anni - secondo gli investigatori - era fruttato oltre 30 milioni di euro. L’intercettazione è stata raccolta in una delle conversazioni con i suoi «collaboratori», come Vincenzo Machio e Paolo Valsecchi, suoi bracci armati.

E’ quest’ultimo a raccontare di aver «preso di striscio» un "debitore" insolvente: «Gli ho sparato solo ad un dito», confessa. E ancora: «Ho sparato giù e c'era il piede. Hanno detto che quel ragazzo che era in panico totale mi aggiorna, perchè ha capito che lo fulmino pure a lui. Mi aggiornano a so tutto, anche se pensano che non so niente». A farne le spese la vittima, che non è andata neppure a farsi medicare nonostante il ferimento, nel timore di ritorsioni.

Nell’ordinanza a firma della gip Alessandra Clemente, sulla base delle indagini dei pm antimafia Adriano Scudieri e Paola Biondolillo, si ricostruisce tutta la storia delle intimidazioni che Vallelonga con i suoi collaboratori aveva messo in atto nella sua zona d’influenza. Replicando in tutto e per tutto gli schemi delle cosche 'ndranghetiste tradizionali. A un altro debitore si rivolge Valsecchi: «Anche se prendo trent'anni lo lascio per terra, veramente, morto».

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