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Calabria: niente progressi sulle Terapie intensive. Gli obiettivi fissati restano un miraggio

In questa regione attive poco più di 140 postazioni, la metà di quanto disposto

L’implementazione dei posti-letto di Terapia intensiva? Annunciata in pompa magna nel pieno della prima ondata della pandemia, ma realizzata solo in minima parte. Oggi, in Calabria, si contano poco più di 140 postazioni, cifra ben lontana dalla dotazione di 280 (quella dei 14 posti per 100mila abitanti), una soglia di sicurezza fissata dal governo con il “decreto Rilancio” a maggio dello scorso anno quando stanziò 1,3 miliardi per potenziare questi reparti necessaria ai malati Covid più gravi. Fortunatamente la situazione è ancora sotto controllo, e il sistema sanitario calabrese è riuscito a reggere l’urto dei ricoveri per la seconda ondata di contagi.
Questo, tuttavia, non è sufficiente per abbassare la guardia. Attualmente, tra il Pollino e lo Stretto, non si raggiunge nemmeno lo standard nazionale pre-pandemia (8 posti ogni 100mila abitanti). «È un traguardo francamente irraggiungibile - commenta Domenico Minniti, presidente calabrese dell’associazione che riunisce gli anestesisti rianimatori - a causa dell’obiettiva impossibilità di reclutare un congruo numero di anestesisti rianimatori, per la cui formazione servono, com’è ormai noto a tutti, dopo i sei anni di laurea in Medicina, ben altri cinque anni di specializzazione».

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