Esisteva un accordo corruttivo con l’ex presidente di sezione della Corte d’Appello di Catanzaro Marco Petrini almeno a partire dal 2017 «nel quadro di una relazione di asservimento delle attribuzioni funzionali giudiziarie al soddisfacimento di privati interessi». È quanto scrive il giudice per l’udienza preliminare del Tribunale di Salerno, Vincenzo Pellegrino, nelle 156 pagine di motivazioni della sentenza con cui è stato condannato per corruzione in atti giudiziari l’ex giudice Petrini (difeso dagli avvocati Francesco Calderaio e Agostino De Caro) a 4 anni e 4 mesi di reclusione. Con lui erano stati condannati anche il medico Emilio Santoro (assistito dall’avvocato Michele Gigliati) a 3 anni e 2 mesi e l'avvocato Francesco Saraco (difeso dagli avvocati Nico D’Ascola e Giuseppe Della Monica) 1 anno e 8 mesi. «Nelle plurime dichiarazioni - si legge - Emilio Santoro riconosceva di avere corrotto il magistrato che remunerava regolarmente e da anni con somme che avevano raggiunto la cifra complessiva di oltre 50mila euro perché si rendesse disponibile alle sue richieste e procurasse l’esito favorevole delle vicende giudiziarie interessanti soggetti che gli segnalava». A ciò si aggiungevano le confessioni di Petrini. Nell’interrogatorio del 31 gennaio 2020 l’ex magistrato spiegava che l’accordo corruttivo con Santoro si era esercitato anche in ambiti diversi come quello della nomina dei periti, l’intesa prevedeva la nomina da parte dell’ex giudice di professionisti segnalati dal Santoro i quali in cambio «sarebbero stati riconoscenti».
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