La lotta alla ’ndrangheta è una cosa seria. E come tutte le cose serie le parole vanno usate con cautela, i perimetri vanno definiti con certezza, gli àmbiti devono essere concreti. Ecco perché deve fare riflettere l’introduzione del procuratore Giovanni Bombardieri nel riassumere l’attività svolta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria dal primo luglio 2019 al 30 giugno 2020. «In quest’ultimo anno – ha scritto il procuratore nella sua relazione – è stata confermata la pericolosità della ’ndrangheta, la sua capacità di relazione con il mondo imprenditoriale, con il mondo della politica, con il mondo istituzioni, tuttavia il più grave errore che si possa commettere è quello di generalizzare, di criminalizzare genericamente l’imprenditoria, la politica, le istituzioni. Le nostre sono indagini che perseguono condotte riferibili a persone determinate, non a fenomeni sociali o a interi mondi interni alla società». Inoltre, «alcune importanti indagini hanno evidenziato che alcuni esponenti politici non esitano a rivolgersi a cosche di ’ndrangheta per acquisire consenso elettorale, che gli è indispensabile per il proprio successo, nella piena consapevolezza e disponibilità a mettersi successivamente a disposizione ove eletti. Recenti collaboratori di giustizia confermano il fenomeno della ricerca del contatto ’ndranghetista per il supporto elettorale da parte del politico e non più, come una volta, il corteggiamento da parte della ’ndrangheta del candidato».
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