Il foglio di adesione ad una loggia. Una “officina” massonica attiva nell’Alto Tirreno cosentino dotata di regole comportamentali, riservatezza, criteri di ammissione, simbolismi e rituali relativi alla “libera muratoria”. La scheda di adesione sarebbe stata consegnata ai carabinieri dall’architetto Francesco Arcuri, 53 anni, originario di Cirò ma da anni residente a Diamante. Il professionista, indagato dal procuratore di Paola, Pierpaolo Bruni e dai pm Maria Francesca Cerchiara e Antonio Lepre, per violazione della Legge Anselmi che vieta la istituzione di associazioni segrete capaci d’interferire nell’esercizio delle amministrazioni pubbliche, sarà interrogato lunedì prossimo. Arcuri, che è difeso dall’avvocato Francesco Liserre, viene considerato dal magistrato inquirente come appartenente ad un’associazione composta da professionisti, nelle specie ingegneri e architetti, appartenenti a un presunto “cartello” formato da due distinti gruppi di professionisti - così recita il capo d’imputazione - che, attraverso la presentazione di offerte precedentemente concordate o la partecipazione fittizia alle gare per conto della supposta organizzazione. miravano a determinare l’aggiudicazione degli appalti ad una delle imprese collegate alla presunta cordata. Dal punto di vista economico - sempre secondo il pubblico ministero - gli importi liquidati dalle stazioni appaltanti venivano divisi a metà - 50 e 50 - tra i due gruppi.
Gli altri presunti appartenenti
Ma perché il richiamo alla Legge Anselmi? Gli investigatori ipotizzano, attraverso il materiale indiziario emerso da intercettazioni ambientali e telefoniche, che i piani d’interferenza nelle questioni legate alle gare indette dai comuni del versante tirrenico del Cosentino venissero disegnati nel corso di “riunioni” massoniche in alcuni casi svolte all’interno di un locale di Scalea. Alla loggia divenuta il collante degli interessi dei due gruppi, apparterrebbero pure Luigi Cristofaro, 37 anni, difeso dall’avvocato Michele Rosti, ufficialmente iscritto ad una loggia massonica regolare, e Donato Vincenzo Rosa, 57 il primo di Belvedere Marittimo e l’altro di Scalea, entrambi imprenditori. Anche a loro due viene contestata dal capo della magistratura inquirente paolana la violazione della Legge Anselmi in quanto appartenenti a un sodalizio di cui avrebbero occultato l’esistenza e tenuto segrete congiuntamente finalità e attività sociali, rendendo sconosciuti in tutto e in parte i soci. Il procuratore Bruni sostiene dunque che all’associazione “segreta” appartengano più persone rispetto ai tre attuali indagati che i carabinieri intendono identificare. La pista investigativa porterebbe fino in Basilicata dove, peraltro, sono stati acquisiti negli uffici della Provincia di Potenza documenti relativi ad appalti pubblici. Ma a quale “obbedienza” risulta aver aderito Luigi Cristofaro? Sul punto il riserbo investigativo è impenetrabile. Di certo sembra essere escluso il Goi - Grande Oriente d’Italia - la più grande organizzazione massonica regolare italiana. Il prosieguo delle investigazioni offrirà delle risposte. Partendo da un punto d’approccio ben delineato dalla magistratura inquirente: seppur non fosse “coperta” la loggia o associazione avrebbe capacità d’interferenza sulle scelte degli enti pubblici integrando così la fattispecie criminosa prevista e punita dalla Legge Anselmi.