I matrimoni tra i familiari degli esponenti della “locale” di Petilia Policastro erano diventati dei veri e propri “summit” nei quali discutere degli affari illeciti della cosca assieme, a volte, ai componenti delle altre organizzazioni criminali. Emerge anche questo dal provvedimento emesso dai magistrati della Procura distrettuale di Catanzaro che con 12 fermi hanno portato alla luce l’inchiesta “Eleo”, condotta e messa a senno col blitz di lunedì dai carabinieri del Comando provinciale di Crotone. Oggi nella città pitagorica inizieranno gli interrogatori dei fermati. Tra le altre cose sotto la lente degli inquirenti sono finiti quattro ricevimenti nuziali che si sono svolti nell’estate 2018 tra persone riconducibili direttamente o indirettamente al clan di Petilia. «Per gli appartenenti alla criminalità organizzata – si legge nel provvedimento firmato dai sostituti della Dda Domenico Guarascio, Paolo Sirleo e Pasquale Mandolfino - i matrimoni di interesse della ‘ndrangheta non sono semplicemente la mera partecipazione ad un evento lieto di un parente o un amico, ma una questione di rispetto e di affari». Le indagini del passato, specificano gli investigatori, hanno già «dimostrato che gli affiliati spesso si siedono attorno allo stesso tavolo per stringere alleanze, ufficializzare l’ingresso di nuovi gregari, decretare condanne a morte o mettere fine alle faide». Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria