«Così il processo non finisce più». Con queste parole Luciano Macrì, esponente del clan vibonese dei cosidetti Ranisi, avrebbe sintetizzato ai suoi compagni di detenzione la strategia per affossare il processo Scott Rinascita. Ad ascoltarlo nel carcere di Tolmezzo c’era anche Gaetano Cannatà che qualche mese dopo, però, deciderà di collaborare con la giustizia. È proprio il pentito vibonese a raccontare al pm della Dda Antonio De Bernardo, l’1 dicembre 2020, di quella discussione nel penitenziario friulano. Lo stesso magistrato ieri ha depositato quel verbale.
Presentandolo al collegio giudicante e agli avvocati, il sostituto procuratore ha spiegato: «Cannatà ci ha detto di una strategia comune e strategica per puntare alla scadenza della custodia cautelare. È chiaro che queste sono legittime scelte dei difensori e degli imputati, non tutti di certo hanno scelto l’ordinario per questo motivo, ma - ha sottolineato il pm - c’è qualcuno che punta a far saltare il banco». Le sei pagine di dichiarazioni, una parte ancora coperte da omissis, sono state rese subito disponibili al collegio difensivo.
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