Un leone in... gabbia. Vincenzo Cesareo protesta la sua innocenza con un lungo post su Facebook in attesa, evidentemente, dell’interrogatorio davanti al gip di Paola, Rosamaria Mesiti. Nega di aver fatto eseguire tamponi molecolari ad amici e parenti che non ne avevano diritto e posta, sulla successiva e irrituale somministrazione dei vaccini della Pfizer a persone non ricomprese nelle categorie a rischio, di aver agito solo per evitare di dover altrimenti «buttare i vaccini». I carabinieri del Nas di Cosenza, guidati dal maggiore Vincenzo Pappalardo, continuano nel frattempo le loro indagini lungo tre crinali investigativi. Il primo: la verifica della posizione delle persone sottoposte ai prelievi molecolari nel lasso temporale riferibile all’intercettazione - “faccio fare i tamponi pure ai gatti” - riconducibile al direttore sanitario dello spoke di Paola e Cetraro. Il secondo: il prelievo dalla farmacia ospedaliera di soluzioni di contrasto consegnate a un infermiere della casa di cura privata “Tricarico” di Belvedere. Il terzo: il reclutamento di due stretti parenti di Cesareo in relazione all’avviso pubblico dell’Asp di Cosenza riguardante il servizio di pulizia nei nosocomi. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Cosenza