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Strage di Cassano: dopo sette anni rompe il silenzio la mamma di Cocò, il bimbo ucciso e bruciato

Antonia Iannicelli racconta la sua solitudine e chiede di tornare a vivere con le figlie

Il piccolo Cocò Campolongo

Antonia Iannicelli ha 31 anni. La ragnatela di rughe disegnata sul suo volto testimonia l'esistenza d'un grande dolore: il 14 gennaio di sette anni fa il suo figlio più piccolo, “Cocò”, è stato ucciso con un colpo di pistola alla testa e poi bruciato insieme al nonno, Giuseppe Iannicelli e ad una donna marocchina, Betty Taoussa. La mamma del bimbo di appena 3 anni, era in quel momento detenuta nel carcere di Castrovillari. Il dolore da quel giorno non l'ha mai lasciata. Oggi Antonia è una donna libera che ha scontato la pena carceraria che le era stata inflitta. Non sono finite, però, le sofferenze perché è costretta a rimanere lontana dalle sue due altre figlie di 13 e 12 anni. La ragione è lei stessa a spiegarla a Gazzetta: «Sono state date in affidamento ad una famiglia del settentrione dal 31 luglio del 2018. Erano già state in comunità, al nord, dal 2015».

Perchè lei dov'era?
«Ero in carcere e ho lasciato il penitenziario finendo in affidamento sociale solo il 12 dicembre del 2019. Sono stata a Torino, presso la comunità “Abele”. In Piemonte non mi sono trovata bene: non ho fatto niente, speravo di trovare un lavoro ma così non è stato»

Quando ha visto le sue figlie l'ultima volta?
«Il 23 agosto scorso in occasione del compleanno di “Cocò”. Siamo state insieme per una intera giornata. Le ho trovate cresciute, grandi: lì vanno a scuola. Però loro dicono sempre che vogliono tornare con me»

Ma lei adesso è tornata in Calabria?
«Si da due mesi sono rientrata a Cassano»

E non ha paura dopo tutto quello che è successo?
«No, non ho fatto niente, non ho nulla da temere, vivo da sola. E sono molto triste»

Le capita spesso di ripensare a “Cocò”?
«Mi manca molto ma... è difficile parlarne»

Com'era?
«Intelligente, spigliato, allegro...»

Le sue figlie che ricordo hanno del fratellino?
«Si ricordano poco... non sono state molto con lui. Cocò è rimasto in carcere con me fino a due anni mezzo, poi è stato affidato a mio padre. Gli venne consegnato dai carabinieri davanti agli assistenti sociali».

Quando ha saputo della sua morte con chi era?
«Ero in cella con mia madre e mia suocera»

E suo padre, Giuseppe, mi dice qualcosa di lui?
«No preferisco di no».

Lei ha incontrato il Papa dopo la morte del suo bimbo?
«No, mia madre, mia suocera e mio marito l'hanno incontrato nella strutture religiosa del penitenziario. Io non c'ero. Poi gli ho scritto ma non mi ha risposto»

Perdonerebbe gli assassini di suo figlio?
«No, è difficile perdonare di fronte a un delitto del genere. Posso però dire che non vorrei mai che fosse compiuta una violenza così grave contro altre persone. Io sono contro tutte le forme di violenza»

Si è costituita parte civile nel processo?
«Si era giusto farlo»

In carcere l’hanno aiutata?
«Si, le altre detenute mi sono state vicine ma pure il personale è sempre stato attento a me»

Lei rivuole le sue figlie con sè?
«Io adesso vivo libera a Cassano, le figlie sono mie e devono stare con me»

E come si sostiene economicamente?
«Sto cercando lavoro: sono disposta a svolgere qualsiasi mansione pur di lavorare. La casa in cui risiedo è invece di mia proprietà. Avrei voluto fare la parrucchiera ma non ho il diploma»

Cosa chiede, adesso, esattamente?
«Chiedo alle autorità di aiutarmi. Di ascoltare le mie parole. Rivoglio le mie figlie con me. Come loro cercano me, io cerco loro. Non posso pensare di rivederle solo quando compiranno 18 anni e saranno maggiorenni e libere di scegliere»

Lei ha commesso degli errori nella vita e non pensa che questo possa incidere nello sblocco di questa delicata situazione?
«Ho sbagliato nella mia vita, come sbagliano tanti, ho scontato dieci anni di reclusione e, quindi, ho pagato il mio prezzo. Ora è giusto riavere una vita normale. Ho un vuoto enorme dentro: ho perso un figlio e non posso ancora restare da sola, non me lo merito!»

Antonia Iannicelli è assistita dall’avvocato Liborio Bellusci del foro di Castrovillari. Il legale l’ha seguita in tutte le delicate fasi successive alla barbara uccisione del piccolo “Cocò”. La donna è diventata madre a 18 anni dopo essersi sposata giovanissima. Da quando è rientrata a Cassano sta chiedendo di tornare a convivere con le figlie. Il piccolo “Cocò” è sepolto nel cimitero della cittadina ionica dove la madre si reca spessissimo a deporre fiori.

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