Altro che variante inglese, il Covid-19 conta già una trentina di mutazioni e se il merito di averle scovate è di Federico Giorgi, genetista e bio-informatico bolognese, è l’Università Magna Græcia ad aver condotto lo studio in grado di stimare l’importanza e il ruolo che questo tipo di mutazioni possono avere nella storia del virus. Francesco Ortuso e Pietro Hiram Guzzi sono i due ricercatori che partendo dal lavoro bolognese hanno deciso di studiare la proteina Spike insieme al suo recettore Ace2. Ciò che emerso è un risultato che mette all’angolo l’esasperazione della paura e boccia l’idea che la variante inglese sia più contagiosa delle altre.
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