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Crotone: la cosca che dettava legge alla fiera, 12 condanne anche in Appello Le foto

Pene ridotte di poco rispetto al giudizio di primo grado Regge lo scenario disegnato dagli investigatori e dalla Dda

Condanne ridotte di poco nel processo d'Appello scaturito dall'inchiesta “Hermes” di Dda e Polizia di Stato contro il clan “Barilari-Foschini”. Davanti al collegio di secondo grado presieduto da Caterina Capitò (Angelina Silvestri e Assunta Maiore consiglieri), ha per la gran parte retto l'impianto accusatorio disegnato dagli investigatori della Squadra Mobile di Crotone e dai magistrati della Procura antimafia di Catanzaro che hanno coordinato l'inchiesta contro la 'ndrina crotonese.

La mattina del 28 giugno 2018, con un blitz gli agenti della Squadra Mobile pitagorica coordinati dai magistrati della Procura antimafia, eseguirono quindici provvedimenti di fermo di altrettante persone considerate affiliate o colluse alla presunta cosca Barilari-Foschini. Un'organizzazione ebbero a sottolineare gli investigatori nella conferenza stampa seguita agli arresti, che controllava in maniera asfissiante tutti i commercianti del centro di Crotone ed anche le bancarelle del mercato ed imponeva finanche la salsiccia della macelleria di Gaetano Barilari ai venditori di panini della festa patronale della Madonna di Capocolonna.

Accuse (insieme al reato di associazione per delinquere di stampo mafioso) che sono state confermate anche dalla sentenza di Appello emessa ieri, nel primo pomeriggio dai giudici di Catanzaro. Ha retto inoltre, al vaglio dei giudici di secondo grado anche l'accusa di tentato omicidio contestata nel procedimento ad Antonio Foschini e Antonio Maiolo per l'agguato a Rocco Devona del 25 novembre 2013 (del quale era chiamato a rispondere anche Gaetano Barilari, deceduto nel corso del processo). Per quell'imboscata a Maiolo che in primo grado il 4 ottobre 2019, era stato condannato a 10 anni e 10 mesi, i giudici dell'Appello in riforma del pronunciamento del gup hanno inflitto 8 anni e 2 mesi. Dieci anni e 4 mesi è invece la condanna decisa dal collegio di secondo grado per Antonio Foschini, rispetto ai 12 anni e 4 mesi del primo grado. Foschini è stato riconosciuto colpevole anche di associazione mafiosa, danneggiamento, estorsione. Durante le indagini, gli investigatori della Squadra Mobile fecero luce anche su una rapina, compiuta a San Giovanni in Fiore nel settembre 2012 in una nota gioielleria. Per quella violenta rapina vennero indagati i romeni: Remus Alin Bragau e Gheorghe Geanca. Per ambedue e per Domenico Foschini è stato dichiarato prescritto il reato di spari in luogo pubblico. Bragaru per i reati residui tra cui la rapina, è stato condannato in secondo grado a 4 anni (5 anni e 2 mesi dal gup) e Geanca a 4 anni, 8 mesi e 20 giorni, rispetto ai 5 anni e 2 mesi del primo grado. Confermata poi la condanna a 14 anni di reclusione ad Annibale Barilari considerato uno dei capi del clan mentre in continuazione con un'altra sentenza del 2014 diventata definitiva a Domenico Foschini la Corte d'Appello di Catanzaro ha inflitto 6 anni e 6 mesi in continuazione.

Davanti alla Corte d'Appello i dodici imputati sono stati difesi da un collegio di penalisti composto, tra gli altri dagli avvocati Aldo Truncè, Salvatore Staiano, Fabrizio Salviati, Ilda Spadafora, Vincenzo Cicino, Gianni Russano.

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