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Sanità e sprechi: il tesoro immobiliare delle Asp calabresi nel dimenticatoio

Un tesoro talmente sconosciuto da finire nelle mani di nuovi proprietari per usucapione

Lo spreco regna nelle aziende sanitarie

La sanità pubblica piange miseria scordandosi di essere...ricca. Le Asp calabresi dispongono infatti di un enorme patrimonio immobiliare spesso trascurato e, alcune volte, talmente sconosciuto da finire nelle mani di nuovi proprietari per effetto dell’usucapione. Degli esempi? Partiamo da Reggio: in riva allo Stretto risultano di proprietà dell’Azienda due fondi rustici rispettivamente di 6800 e 7000 metri quadrati di cui si ignora persino l’identità degli occupanti;  altri due terreni,  per complessivi 25.000 metri quadrati, sono finiti in mani altrui, così come un immobile, con sentenze per usucapione  emesse nel 2016 e nel 2017 dal Tribunale di Palmi. Inutile riparlare del plesso abbandonato del mai nato ospedale di Rosarno. A Pizzo, invece, cinque immobili risultano in locazione senza che vi sia la disponibilità dei contratti; stessa situazione per due stabili a Tropea e altri due a Vallelonga.  L’Azienda ospedaliera di Catanzaro risulta avere 46 fitti “attivi” ma solo per due di essi ne è riportato il canone in bilancio; per 16 non sono invece reperibili i contratti di locazione. L’Asp del capoluogo di regione, al contrario, paga poi 1050.000 euro di fitti passivi.

Un quadro desolante

Scendendo verso il mar Ionio, troviamo poi l’Asp di Crotone che paga 830.000 euro di locazioni e dispone di terreni di proprietà inutilizzati per un valore commerciale di due milioni e 316.000 euro. Terreni che, è evidente, andrebbero messi a reddito. Risalendo verso il nord della regione, a Cosenza, l’Azienda ospedaliera risulta proprietaria, a Spezzano Albanese, di un uliveto con relativo fabbricato pari a 26.000 metri quadrati; a Mendicino di un uliveto, un fabbricato e una chiesa canonica estesi per 10 ettari per un valore, riportato in bilancio,  di due milioni di euro. L’Asp, invece, che paga fitti passivi per due milioni e 400.000 euro all’anno, è proprietaria a San Marco Argentano di un’area edificabile del valore di 260.000 euro mentre a Corigliano Rossano ha dato in locazione una porzione di terreno, comprendente uliveto e vigneto, per la modica somma di 1.390 euro all’anno. E sempre nella città ionica, l’Asp dispone di un poliambulatorio vasto 5120 metri quadrati non ultimato e divenuto inagibile. A Castrovillari,  l’Azienda esercita il diritto di proprietà su un immobile di 1200 metri quadrati, non ultimato e adesso inagibile, valutato in bilancio 300.000 euro.

Qual è il punto? Vi è un patrimonio in Calabria riconducibile al sistema sanitario pubblico ceduto a canoni di locazione irrisori; e vi sono ben 10 sentenze, nel Reggino, che hanno visto soccombere la sanità statale a fronte di altrettante procedure di usucapione. Dice Carlo Guccione, il consigliere regionale “rompiscatole” del Pd che si occupa da anni di sanità: «Se vendessimo i beni disponibili di Asp e Aziende ospedaliere risolveremmo i problemi di bilancio, dando un colpo mortale al deficit». Difficile dargli torto. Guccione ha prodotto due dossier sul tema del patrimonio: uno nel 2018 e uno poche settimane fa. «Credo sia mancata», sottolinea, «la valorizzazione dei beni rimasti in buona parte abbandonati». Ecco, questo è una delle piste che il neo commissario Guido Longo potrebbe seguire per rimettere un po’ d’ordine nei conti.

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