Dalla politica alla sanità, dall’economia in profondo rosso alla cronica carenza di infrastrutture, dal debole tessuto sociale alla storica emergenza 'ndrangheta, che ormai ha le mani in pasta in tutti i settori. È una Calabria in pieno caos (oltre che nel momento peggiore della pandemia, a causa dei numeri preoccupanti dei contagi e per la situazione generale della rete ospedaliera) quella che si appresta a chiudere il 2020, senza ombra di dubbio annus horribilis. Una regione senza pace, che sta vivendo uno dei periodi più duri della sua storia politica e istituzionale. L’arresto del presidente del Consiglio regionale, Domenico (Mimmo) Tallini, finito ai domiciliari all’alba di ieri per presunti rapporti con cosche di 'ndrangheta del Crotonese, nell’ambito di una operazione, denominata Farmabusiness, che ha portato all’arresto di altre 18 persone, 25 gli indagati, e che ha fatto luce sugli interessi dei clan in un traffico di medicinali, anche fuori dal territorio nazionale, si è abbattuto come un terremoto su un assetto regionale già molto fragile e precario, aumentando in modo esponenziale l’incertezza che incombe sulla massima istituzione calabrese, la Regione, con l’esecutivo e l’assemblea legislativa rimasti senza guida, sia pure per motivi diversi, e con un nuovo orizzonte elettorale a nemmeno un anno di distanza dalle ultime consultazioni regionali. Poco più di un mese fa, la notte tra il 14 e 15 ottobre, infatti, la Calabria aveva registrato la prematura scomparsa della governatrice Jole Santelli, morta a 51 anni dopo aver lottato per un lungo periodo contro un tumore, che con Tallini aveva un rapporto politico e umano molto forte, e si è incanalata verso le nuove elezioni, in base alle norme che dispongono la decadenza del Consiglio regionale nel caso di morte del presidente della Giunta. Jole Santelli aveva vinto le elezioni a fine gennaio, con un significativo distacco sul candidato del centrosinistra, l’imprenditore Pippo Callipo, e sul docente universitario Francesco Aiello, sostenuto dal Movimento 5 stelle. E si era subito distinta, nella prima ondata del Covid 19, per la sua linea dura contro la pandemia e contemporaneamente la denuncia delle tante falle del sistema sanitario calabrese. Tra le prime grane, a febbraio, ancora prima della proclamazione, l’arresto del consigliere regionale di Fratelli d’Italia Domenico Creazzo, subito espulso dal partito, sindaco di Sant'Eufemia d’Aspromonte, nel Reggino, e vicepresidente del parco dell’Aspromonte, finito ai domiciliari. Nell’ambito della stessa operazione la Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria aveva chiesto l’autorizzazione a procedere all’arresto del senatore di Forza Italia Marco Siclari, con l’ipotesi di reato di scambio elettorale politico-mafioso. Reati di corruzione e scambio di voti anche al centro di una inchiesta della procura della Repubblica di Paola, nel Cosentino, in cui 11 persone, tra funzionari ed ex amministratori, sono rimaste coinvolte a vario titolo nelle indagini per corruzione e voto di scambio. La vicenda trae spunto dalle presunte irregolarità di un concorso pubblico espletato nel Comune di Belvedere Marittimo. Tra le persone coinvolte, ci sono l’ex sindaco Enrico Granata, ma anche l’ex e l’attuale sindaco di Acquappesa, rispettivamente Giorgio Maritato e Francesco Tripicchio. Ad aprile, invece, arresti domiciliari per Alessandro Doria, sindaco di San Vito sullo Ionio, in provincia di Catanzaro con l’accusa di istigazione alla corruzione e corruzione per l’esercizio della funzione. Si arriva così ad un autunno drammatico per la Regione Calabria, alle prese oggi, nel bel mezzo di una nuova emergenza sanitaria per il dilagare del Covid 19 (la regione da alcuni giorni è zona rossa), con una gestione ordinaria dell’esecutivo affidata al presidente facente funzioni della Giunta, Nino Spirlì, esponente della Lega, e con l’incognita sulla data in cui ritornare al voto: il governo ha indicato alla Calabria una finestra temporale tra il 10 febbraio e il 15 aprile, e proprio mercoledì Spirlì ha reso noto che è sua intenzione segnalare come data per le prossime elezioni regionali il 14 febbraio, data sollecitata dalla maggioranza di centrodestra e in particolare dallo stesso Tallini, ma l’emergenza coronavirus in atto impedisce di cerchiare in rosso sul calendario il giorno giusto. In più, c'è una Calabria finita nella burrasca per le polemiche sullo stato comatoso della sanità regionale e per l’incredibile «valzer» sul nome del prossimo commissario, dopo che tra dimissioni, rinunce e «pasticci» del governo ne sono stati «bruciati» tre nel giro di una decina di giorni: Saverio Cotticelli, che non sapeva di dover preparare il piano anti Covid, salvo poi sostenere che durante l’intervista forse era stato drogato; Giuseppe Zuccatelli, che a maggio durante un incontro con alcune associazioni sosteneva che le mascherine non servono a nulla; Eugenio Gaudio, rinunciatario per la contrarietà della moglie ad un trasferimento a Catanzaro. In attesa della nomina di un nuovo commissario, nella regione è già in campo Emergency di Gino Strada, che ha siglato un protocollo con la Protezione civile per affrontare l’emergenza coronavirus, mentre oggi i sindaci manifestano a Roma per chiedere la fine dei commissariamenti e l’azzeramento del debito. E intanto, in Calabria, si continua a navigare a vista e, soprattutto, a domandarsi: «Cos'altro può ancora succedere?».