La Calabria verso la zona rossa, aperti solo servizi essenziali: rassegnati a chiudere i battenti
Le città vuote. E l’isolamento. Il lockdown “morbido” potrebbe imporre ai calabresi spostamenti limitati, il divieto di lasciare i comuni di residenza, la serrata di tutte le attività commerciali, ma non i saloni di bellezza, i barbieri e i parrucchieri a dispetto di quanto previsto nella bozza: la decisione è arrivata dopo la mezzanotte. E dispone, secondo le indiscrezioni circolate, che persino l’attività sportiva venga svolta in modo individuale usando la mascherina mentre si potrà passeggiare ma solo nelle adiacenze della propria abitazione. Rimarrebbero aperti supermercati e farmacie. Gli impiegati delle pubbliche amministrazioni dovranno invece operare in smarth-working. E le scuole? Rimarrebbero con didattica in presenza solo le materne, quelle dell’infanzia e le prime classi della Media. «L’obiettivo» ha spiegato il sottosegretario alla Salute, Sandra Zampa «è di non bloccare interamente il Paese, applicando il modello utilizzato in Germania». La Calabria, dunque, potrebbe essere costretta a fermarsi, con le piazze desolatamente vuote e le saracinesche abbassate: l’estate degli svaghi e dei bagordi, degli apericena e degli assembramenti ludici, rimarrebbe insomma un ricordo sbiadito. La stretta imposta dal Governo potrebbe cambiare per le prossime settimane le abitudini della popolazione che dovrà riprendere a fare i conti con un forzato isolamento, ritenuto indispensabile dall’Istituto Superiore di Sanità per far calare la curva dei contagi. La situazione nella regione è grave: ieri si sono registrati 266 nuovi positivi ed è aumentato in tutte le città il numero delle persone ricoverate, con un incremento di 35 (e quasi duecento totali). È già saturo il reparto del Policlinico universitario di Catanzaro, così come è saturo il reparto di Malattie infettive dell’ospedale Pugliese, sempre nel capoluogo di regione. Il presidente facente funzioni della Giunta, Nino Spirlì, ieri sera ha affermato di essere personalmente impegnato, insieme al dg del dipartimento Salute, al responsabile per l’emergenza e ai responsabili di tutte le strutture sanitarie della regione, a seguire «tutte le fasi di individuazione e adeguamento delle strutture pubbliche» per far fronte all’emergenza. In crescita, peraltro, pure il numero di medici, infermieri e operatori sanitari di supporto contagiati dal virus. Complessivamente sarebbero una sessantina. Il reclutamento di personale sanitario diviene a questo punto indispensabile per assicurare assistenza alla popolazione. Oltre ai pazienti affetti da coronavirus occorre pensare alle cure da somministrare alle persone affette da altre gravi patologie. La nuova probabile “clausura” non anestetizza tuttavia le polemiche, quelle politiche e quelle istituzionali. Il centrosinistra, per bocca del consigliere regionale Graziano Di Natale, accusa l’esecutivo guidato da Nino Spirlì, di non aver fatto abbastanza, nonostante i fondi disponibili, per evitare che la Calabria diventasse “zona rossa”. L’Ufficio della magistratura di sorveglianza di Catanzaro accusa invece l’Asp di Cosenza di non aver circoscritto con adeguata determinazione il piccolo focolaio sviluppatosi negli uffici della magistratura di sorveglianza cosentina, dove sono risultati positivi al Covid, un giudice, due impiegati ed un autista. Gli specialisti dell’Asp avrebbero infatti eseguiti i tamponi ma non imposto, in attesa dell’esito dell’esame, la quarantena fiduciaria a due persone rientrate in servizio e poi risultate positive. Al di là delle polemiche c’è attesa, adesso, per i provvedimenti che il Governo adotterà per sostenere le categorie imprenditoriali, commerciali, professionali, gli artisti e le famiglie destinate ad essere colpite duramente da questa chiusura che compromette la già debole economia regionale. Una economia profondamente segnata da quanto avvenuto nella scorsa primavera. Il dibattito, adesso, si sposta su questi temi: vedremo quali saranno le reazioni delle associazioni di categoria.