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Sanità in Calabria, l'Aiop a Speranza: "Basta commissariamenti, Cotticelli ammetta sue colpe"

L’Aiop, nella persona del suo presidente, Enzo Paolini, scrive al ministro della Salute Speranza per avere contezza della travagliata situazione del sistema commissariale della sanità calabrese.

«Apprendiamo – si legge nella lettera – dalle agenzie che il sig. Saverio Cotticelli, al momento Commissario al piano di rientro del debito sanitario della Calabria e la sig.ra Maria Crocco, subcommissario, avrebbero rassegnato le dimissioni chedendole un incontro per spiegarle come e perché non intendono pagare per – o sopportare oltre – colpe non loro. Noi non sappiamo a cosa si riferiscano con il vago e generico lamento che vorrebbe costituire una denuncia».

«Sappiamo però – continua Aiop – e bene, dal nostro punto di vista, con documentazione e prove certe – come Cotticelli e Crocco siano stati consapevolmente responsabili di gravissimi guasti all’efficienza ed all’efficacia del servizio sanitario pubblico (in parte erogato dalle strutture a gestione privata e senza oneri per i cittadini) nonché di danni enormi all’erario pubblico. Non c’è un progetto, un piano strategico, si fanno confronti inutili e riunioni solo quando si alza la voce. L’Ufficio pubblico è fermo, immobile, ingessato, non si risolve alcun problema, e la conseguenza è quella di mettere tutti sullo stesso piano, chi imbroglia, chi specula e chi lavora onestamente reclamando il proprio diritto. In mezzo a questa palude vi sono i cittadini, abbandonati ad un servizio senza capo né coda e gli operatori, lasciati soli, senza guida e senza una programmazione».

Secondo Aiop però, la cosa «più grave – ed immotivata – è stata quella di non aver nemmeno tentato di recuperare una parte dell’enorme massa di denaro pubblico contenendo il fenomeno dell’emigrazione sanitaria. Abbiamo tentato – fornendo anche dati e documenti – di segnalare una cosa, tra l’altro, ovvia: e cioè che una parte delle prestazioni rese in altre regioni (prestazioni ordinarie, di base, induttive di emigrazione solo a causa della impossibilità delle strutture private di erogarla a causa dell’esaurimento del budget) invece di essere pagate con tariffe piene alle Regioni potevano essere rese in Calabria a costi minori. E senza disagi per i pazienti e le loro famiglie. E senza allungamenti di liste d’attesa. Sarebbe bastato, basterebbe, applicare l’art. 8 quinquies del d. lvo 502/92 che stabilisce che le Regioni devono individuare i criteri per la remunerazione delle prestazioni eventualmente rese in esubero rispetto al tetto contrattualizzato. Il legislatore ha saggiamente stabilito – cioè – che il tetto serve per la prima programmazione e che il buon amministratore deve accantonare importi per remunerare le prestazioni ulteriori, con criteri di regressione tariffaria atti a riportare la spesa nel fondo a disposizione con ciò garantendo la libera scelta del cittadino e la libera impresa dell’azienda che, avendo prodotto il proprio budget, ha già ammortizzato i costi e può rendere le prestazioni ulteriori a condizioni tariffarie molto ridotte. Il tutto senza ovviamente rinunciare a controlli su qualità, sicurezza, tempestività e mantenendo dei requisiti».

L’associazione si scaglia dunque contro i commissari sostenendo che l’azione da loro messa in pratica è risultata «ottusa, bloccando ogni riserva finanche inibendo le cure oncologiche. Il che ovviamente ha incrementato l’emigrazione sanitaria, allungato le liste d’attesa, aumentato i costi e creato i disagi. Un disastro che noi avremmo voluto contribuire ad evitare. Ma niente, i signori Cotticelli e Crocco ci hanno sempre visto – e trattato – come speculatori e nemici. Pregiudizio tipico di chi non ha il senso dello Stato ed il rispetto dei cittadini, ma solo l’autoreferenzialità come elemento guida della propria azione. Nei giorni scorsi, dopo la firma del CCNL da noi sottoscritto anche in virtù del Suo intervento, abbiamo ripetutamente chiesto un incontro per poter concordare tempi di attuazione del contratto (secondo l’intesa della copertura del 50% dei costi d’incremento). Non abbiamo avuto neanche la cortesia di una risposta».

«Ora – viene chiesto in conclusione della lettera a Speranza – speriamo, signor Ministro, che lei ed il Governo di cui è membro autorevole, vogliate ripristinare l’assetto costituzionale e restituire alla Regione, ai consiglieri ed al Presidente democraticamente e legittimamente eletto, l’onere di guidare e fare le scelte inerenti la gestione del servizio sanitario pubblico, rispettando le prerogative che ad essi assegna il titolo V della Costituzione. Ma se invece le decisioni sue e del Governo dovessero andare nella – non auspicabile – direzione di una permanenza del regime commissariale ormai ultradecennale, pur non condividendo e ritenendolo un vulnus ai diritti democratici dei calabresi, auspichiamo che si designi un soggetto – preferibilmente calabrese (ve ne sono tanti più che adatti allo scopo) – che conosca il contesto ed il servizio sanitario regionale e soprattutto che abbia tra le sue corde la disponibilità al dialogo, al confronto, ed alla collaborazione con gli attori quotidiani del difficile mondo sanitario della Regione più martoriata del nostro Paese. Ne abbiamo davvero bisogno e confidiamo in lei».

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