Una regione ancora piegata dalla corruzione. La Calabria resta una terra dove nelle pubbliche amministrazioni vengono a galla casi di corruzione che ne condizionano il buon andamento e la trasparenza. Ma comunque i numeri sono in leggero miglioramento rispetto agli anni precedenti e comunque ci sono regioni che fanno peggio.
Il dato viene specificato dall’Autorità nazionale anticorruzione che nella sua relazione annuale scrive: «Spicca il dato relativo alla Sicilia, dove nel triennio sono stati registrati 28 episodi di corruzione (18,4% del totale) quasi quanti se ne sono verificati in tutte le regioni del Nord (29 nel loro insieme). A seguire, il Lazio (con 22 casi), la Campania (20), la Puglia (16) e la Calabria (14). Il 74% delle vicende (113 casi) ha riguardato l’assegnazione di appalti pubblici, a conferma della rilevanza del settore e degli interessi illeciti a esso legati per via dell’ingente volume economico. Il restante 26%, per un totale di 39 casi, è composto da ambiti di ulteriore tipo (procedure concorsuali, procedimenti amministrativi, concessioni edilizie, corruzione in atti giudiziari, ecc.).
Gli incarichi alla Regione
Sottoposta a esame dell’Anac la normativa relativa all’attribuzione di incarichi legali per rappresentare la Regione. In particolare per le dichiarazioni sui conflitti di interesse e le incompatibilità. A proposito di questo aspetto «l’Autorità ha raccomandato che tali dichiarazioni siano aggiornate ogni volta intervengano fatti e/o circostanze che comportino variazioni di situazioni/stati e, comunque, almeno una volta ogni anno, preferibilmente ogni sei mesi, lasciando, in ogni caso, all’amministrazione l’onere di individuare nel Ptpct specifiche misure per verificare l’insussistenza di tali situazioni di conflitto di interessi».
La sanità e il Decreto Calabria
In Calabria è in vigore uno dei provvedimenti più dirompenti e limitativi delle potestà regionali in tema sanitario. Il Decreto Calabria infatti è unico nel suo genere e di fatto ha tolto quasi completamente il settore dalle mani della regione. Questo a giudizio dell’Anac rappresenta un caso unico in Italia. «L’ambito dei rapporti tra le regioni/aziende sanitarie e i soggetti privati erogatori di servizi sanitari, concentrando consistenti risorse economiche, si caratterizza per un elevato indice di vulnerabilità nei confronti di derive corruttive e infiltrazioni criminali ed è stato oggetto di approfondimenti tematici e specifici da parte dell’Autorità» scrive ancora l’Anticorruzione che specifica come il Decreto Calabria sia intervenuto in modo dirompente nelle procedure di commissariamento delle aziende rappresentando una rottura rispetto al passato.
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