Ancora una volta è il buco nero della sanità calabrese a trasformarsi in un lucroso affare per la 'ndrangheta. Arrivano infatti direttamente dai debiti di alcune Asp calabresi i cosiddetti “mafia bond” svelati dal Financial Times e finiti nei portafogli di grandi ivestitori, fondi pensione e fondazioni. Tutto nasce dai ritardi nei pagamenti da parte delle aziende sanitarie pubbliche. I privati che vantano crediti verso la pubblica amministrazione, per sbloccare liquidità si affidano a banche e società che cartolarizzano quei crediti. In sintesi li acquistano e li trasformano in titoli commerciali, obbligazioni collocate sui mercati. Chi li comprerà non sa la loro origine di fatto acquisterà un credito verso una pubblica amministrazione italiana. In questo modo piccole aziende calabresi sono finite nella “pancia” della City di Londra. Tra i milioni di euro di crediti calabresi l'attenzione dell'Uif (l'Ufficio anticorruzione della Banca d'Italia) si sarebbe concentra su 400mila euro, entrati in un pacchetto finanziario molto più cospicuo, riferibili a una azienda di Lamezia Terme. Il sito “Oggi e domani” indica la società R-Group, che si occupa di vendita al dettaglio di apparecchiature acustiche, articoli medici e ortopedici. Il nome dell'azienda compare nel voluminoso fascicolo che compone l'inchiesta “Quinta Bolgia” con cui la Dda di Catanzaro ha svelato l'infiltrazione dei clan lametini nella sanità pubblica, tanto da far decidere al ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, di sciogliere l'Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro. Nell'inchiesta la R-Group non è coinvolta ma viene comunque citata per i collegamenti con alcuni dei protagonisti dell'indagine. La società, hanno ricostruito gli inquirenti, è una srl il cui socio e amministratore unico è Angelina Strangis. L'imprenditrice risulta coniugata con Silvio Rocca socio unico e amministratore della società Rocca Snc. È proprio questo gruppo imprenditoriale, assieme a quello collegato della famiglia Putrino, che secondo gli investigatori della guardia di finanza e i magistrati della Dda sarebbe vicino alla cosca confederata Iannazzo- Cannizzaro-Daponte. Rocca e Putrino si sarebbero accaparrati negli anni il mercato delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue, escludendo dal mercato le altre ditte, operando attraverso un’illecita concorrenza e cercando di turbare, mediante atti illeciti la regolarità delle gare di affidamento delle ambulanze. Spavaldi al punto da avere copie delle chiavi per entrare nei reparti, accedere ai personal computer del Centro prelievi e del pronto soccorso dove sono memorizzati i referti dei pazienti o ai farmaci del pronto soccorso. Un controllo asfissiante sulle attività dell'ospedale di Lamezia su cui dovrà pronunciarsi il gup di Catanzaro. Ma tra i “mafia bond” ci sarebbe anche un filo rosso che porterebbe alle porte del Centro d'accoglienza di Isola Capo Rizzuto. Secondo quanto emerso dall'indagine “Jonny” i clan del Crotonese avrebbero siglato una pax mafiosa proprio per poter mettere le mani sul business dell'immigrazione. Secondo le indagini, su 103 milioni di euro di fondi europei che lo Stato ha girato dal 2006 al 2015 per la gestione del Cara Sant’Anna, 36 sarebbero finiti nella bacinella delle cosche isolitane. Tutto sarebbe stato reso possibile da don Edoardo Scordio ex parroco di Isola condannato a 14 anni e 6 mesi di carcere e Leonardo Sacco, ex governatore regionale delle Misericordie e gestore del Cara. Il legame con i mafia bond sarebbe ancora una volta la sanità. In particolare l'ambulatorio della Misericordia che operava nel campo in convenzione con l'Asp. Anche in questo caso i crediti con l'azienda pubblica sarebbero finite in un prodotto finanziario. Potrebbero far parte di uno stock ceduto alla Chiron Spv che in una sola tornata ha acquistato asset per oltre 47 milioni di euro. In gran parte erano riferibili alle cinque Asp calabresi e all'azienda ospedaliera Mater Domini di Catanzaro. Banca Generalicrolla in Borsa. Sia Banca Generali che la omissis hanno negato di avere alcuna consapevolezza che ci fossero problemi con gli asset alla base dei bond. EY, che ha fornito la consulenza per la contabilità, non ha fornito commenti. Intanto però il titolo in Borsa di Generali ha subito un forte contraccolpo perdendo fino a 3 punti percentuali.