Passata la fase uno le relative situazioni emergenziali restano. Sul nostro territorio continuano ad esserci persone che vivono situazioni lavorative più precarie di prima e che rischiano di rientrare nella fascia sociale dei “nuovi poveri”. Nella fase due a queste circostanze se ne affiancano altre, pregresse, e allo stesso modo problematiche: famiglie e imprese in difficoltà per debiti e usura.
Le 3 province più esposte al rischio di usura in Italia sono Crotone, Reggio Calabria e Cosenza, a dirlo è una ricerca condotta dalla Consulta Nazionale Antiusura nel 2019. Uno studio che ha coinvolto tutte le province del territorio nazionale e che ha indagato il fenomeno di indebitamento patologico e il rischio di usura, rilevando che “nel corso degli undici anni della crisi finanziaria, in tutto il Paese, il numero delle famiglie in fallimento economico – per debiti accumulati e per bilancio deficitario - è passato da circa un milione 277 mila unità a quasi due milioni (1.959.500), riscontrando un aumento del 53%. Le famiglie italiane, quindi, fino allo scorso anno risentivano ancora gli effetti della crisi economica cominciata nel 2008, e adesso, ai tempi del covid-19, dovranno affrontare ulteriori sforzi per preservare la propria stabilità economica.
Ad occuparsi di prevenzione all'usura e di supporto a famiglie ed imprese in fallimento economico ci sono le fondazioni antiusura e le Caritas diocesane, che insieme formano una vera e propria rete di ascolto e solidarietà, presente in modo capillare sul territorio regionale.
Il ruolo assunto dalle Caritas diocesane nell'attività di prevenzione è primario e preliminare, come afferma Don Gianni Di Luca direttore Caritas di Cassano allo Jonio: «molto spesso il primo approccio con una famiglia in difficoltà avviene proprio in un centro d'ascolto Caritas, o nei contesti ad esso collegati come le parrocchie». Non tutti i soggetti che vivono una forte crisi economica, infatti, riescono a chiedere aiuto in modo tempestivo, ed è in questi casi che il ruolo delle Caritas diventa fondamentale nel contrasto all'usura. «Talvolta, infatti, - ribadisce Don Gianni Di Luca – oltre agli operatori Caritas, sono i parroci stessi ad intercettare una famiglia in crisi economica, per poi indirizzarla ad interfacciarsi con la fondazione antisura».
Le fondazioni operano anch'esse attraverso dei centri di ascolto, e offrono consulenze e sostegno ai cittadini che non sono “bancabili”, ovvero coloro che non hanno accesso a credito bancario. «È un lavoro molto delicato e complesso il nostro – afferma il dott. Francesco Marzano, presidente della Fondazione antiusura “S. Matteo Apostolo” capofila in Calabria – il nostro compito, innanzitutto, è fare prevenzione, cerchiamo di intervenire prima che i soggetti in difficoltà si rivolgano agli usurai. Per farlo usiamo il “fondo di prevenzione”, (proveniente da finanziamenti statali), per prestare garanzie alle banche al posto dei cittadini». Il profilo delle persone ascoltate dalle fondazioni antiusura in Calabria, secondo i dati raccolti, è molto vario e comprende professionisti di ogni sorta come medici, commercianti e dipendenti pubblici.
Una forte e costante collaborazione, dunque, è presente sul territorio regionale tra le fondazioni antiusura e le Caritas diocesane, che, in sinergia, gestiscono il “fondo famiglia”, una forma di solidarietà destinata proprio alle persone a rischio usura. Misure di contrasto come questa, insieme alle molteplici misure messe in campo da Caritas e fondazioni, costituiscono una rete consolidata di lotta alla povertà e all'usura. Una rete di solidarietà a due volti sempre più strutturata e lungimirante nella risposta alle esigenze dei territori.
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