Il sostanziale azzeramento dei contagi da Coronavirus in Calabria porta la regione ad essere quella con la più bassa incidenza settimanale di nuovi casi: 0,21 per centomila abitanti. È quanto emerge dall’aggiornamento dell’analisi dei modelli organizzativi di risposta al Covid nel Mezzogiorno, uno studio compiuto dal gruppo di Organizzazione aziendale del dipartimento di Giurisprudenza, economia e sociologia dell’Università Magna Græcia di Catanzaro, in collaborazione con l’Alta scuola di economia e management dei sistemi sanitari dell’Università cattolica del Sacro cuore. Lo studio precedente - riporta la Gazzetta del Sud in edicola - aveva già trovato spazio su queste colonne proprio nei giorni scorsi e mostrava indicatori incoraggianti per la Calabria sotto alcuni aspetti, in particolare sulla ormai scarsa circolazione del coronavirus, facendo emergere d’altra parte alcune carenze sotto il profilo delle dotazioni strutturali, di risorse e di soluzioni digitali. L’aggiornamento conferma in gran parte quel quadro mostrando in più come “i tassi di crescita degli attualmente positivi decrescono a partire dal 18 aprile con un andamento costante sino al 28 aprile”. Il calo si conferma ovviamente anche a maggio. A fronte del calo dei positivi si registra un aumento del numero di tamponi in particolare nel mese di aprile. Interessante è il dato fornito dall’indicatore relativo al tasso di letalità del Covid-19. Per la Calabria la fascia d’età che ha pagato il tributo peggiore è stata quella tra i 50 e i 59 anni (18,70%), come nelle altre regioni meridionali; un dato in controtendenza rispetto alla media nazionale che in quella fascia d’età si attesta al 2,70% e che “decolla”, invece, fino ai 90 anni. Ma anche sul fronte letalità, Calabria e Puglia sono i due territori che vedono la più marcata riduzione della letalità.