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Festa della Liberazione, le riflessioni del dirigente del convitto "G.Filangieri" di Vibo

Festa della liberazione d’Italia, memoria, storia e significato di un giorno  che assume un importante valore dal punto di vista democratico, politico e sociale. Ad avviare una interessante riflessione è il dirigente scolastico del convitto “G. Filangieri” di Vibo Valentia Alberto Capria.

"Questo 25 aprile 2020, incastonato in un tempo sospeso per cause di forza maggiore – esordisce il preside - è certamente diverso,  ma non meno importante dei trascorsi: soprattutto per l’attualità dei risvolti politici. Dichiarato festa nazionale dal primo governo De Gasperi (1946) – prosegue Capria - il 25 aprile fu addirittura preferito alla data della resa incondizionata della Germania (8 maggio)".

"C’è un affermazione di Norberto Bobbio che, con la lucidità che gli era propria, rifletteva già allora su come “... la celebrazione della Resistenza rappresentasse una sorta di esame di coscienza laico sul presente e, nello stesso tempo, un momento di consapevolezza della grande distanza tra gli ideali partigiani e l’Italia contemporanea. L’affermazione sollecita una riflessione  sulla tragedia che il popolo italiano ha vissuto a metà del secolo scorso – aggiunge il capo d’Istituto - tenendo sempre vigile la memoria per opporsi con forza ai tentativi  di oblìo forzato della Resistenza: nell’ultimo periodo concomitante – i tentativi -  con l’aumento esponenziale di ignoranza e acefalo “fideismo”. C’è di più in questa superficiale post-modernità: una sorta di strisciante “fascismo”, maldestramente camuffato da stolto decisionismo, che facilmente è possibile riconoscere in alcuni atteggiamenti sprezzanti, nei tanti momenti di ricorrente egoismo, nell’inganno quotidiano della politica   ridotta   ad   esasperata   tecnica   di   comunicazione   e   a   consapevole   esaltazione   della demagogia, nei toni esasperati da “Piazza Venezia”, nella idiozia dell’uomo solo al comando, nelle proposte di irrazionali soluzioni semplici per problemi molto complessi".

Ribadire oggi, anche in piena emergenza Covid19, che il 25 Aprile fu ed è il giorno più importante della storia repubblicana, significa, a parere di Capria, adempiere ad un dovere civico e morale; significa stare dalla parte di chi considera la storia patrimonio insuperabile delle radici di un popolo. Il clima culturale è piegato, assopito, “afasico” ; assistiamo alternativamente all’emergere di silenzi o di forti rumori di ...niente, direbbe De Gregori; a zone d’ombra, ignoranze casuali o volute, revisionismi anacronistci e senza alcuna base storica; a dissertazioni tenute da chi fra le sue letture formative annovera il  Manuale delle giovani marmotte. "E dunque bisogna documentarsi - rileva il preside del convitto Filangieri - analizzare e scegliere le fonti, discernere, conoscere e ricordare, senza cedere alla farlocca egemonia dei social, dove in molti  “ .. si credono geni, ma parlano a caso” . Alla liberazione dell’Italia dalla dittatura si poté arrivare grazie al sacrificio di tanti giovani e meno giovani che, pur appartenendo ad ampi e diversi schieramenti (cattolici, socialisti, azionisti, comunisti, militari, monarchici), insieme si unirono per un’ideale: mai più dittature.

"Anche perché – osserva Capria - citando Pertini,      la peggiore delle democrazie è sempre da preferire alla migliore delle dittature. Nel ricordare e festeggiare il 25 aprile, non c’è nessun adempimento di uno stanco cerimoniale; mai come in questo periodo la ritualità non gli appartiene. Quelle donne e quegli uomini non solo sconfissero il nazifascismo, ma gettarono le basi per la Costituzione Repubblicana; quella stessa Costituzione che, ahinoi, molti citano e pochi conoscono. Ed è ridicola, per l’inconsistenza storica su cui poggia, la campagna revisionista avanzata da nuovi duci e ducetti, con la quale si vorrebbe ridurre la Resistenza a un fatto marginale della guerra di Liberazione del Paese e contro le formazioni della Repubblica Sociale Italiana".

"Siamo in presenza di un massiccio quanto maldestro tentativo di stravolgere la storia, unificando chi ha combattuto per la libertà e l’indipendenza nazionale e coloro che si sono posti al servizio dei nazisti, all’interno della RSI, per negare quella libertà: gli uni dalla parte giusta, gli altri da quella sbagliata! Ecco perché l’antifascismo -   oltre che fondamento storico, culturale, etnico, politico dell’Italia e della sua Costituzione - è un dovere ed un valore a cui fare quotidiano riferimento. Buon 25 aprile a tutti noi! ".

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