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Coronavirus, Tar riapre panificio reggino chiuso per 'ndrangheta: "Attività essenziale"

La Prefettura di Reggio “chiude” un panificio per presunti condizionamenti della criminalità organizzata ma il Tar lo riapre per l'emergenza coronavirus. È questa la vicenda che ha visto protagonista uno storico panificio della zona Nord della città, interessato come tantissime altre aziende, dai provvedimenti interdittivi antimafia decisi dalla Prefettura. Ma la società, a conduzione familiare, ha contestato il provvedimento e la titolare ha contestato il provvedimento antimafia sia in ragione dell'assenza di specificazioni in ordine all'incidenza del legame di parentela su un piano di attualità ed effettività, sia eccependo plurimi profili di irrazionalità, incostituzionalità e non conformità alla normativa della Corte Europea dei diritti dell'Uomo e di alcune disposizioni del codice antimafia.

I giudici amministrativi, essendo stati chiamati in causa in via d'urgenza, scrivono nel decreto che «con la richiesta di intervento cautelare, la ricorrente, che risulta immune da precedenti o pendenze giudiziarie, ha evidenziato che nel corrente periodo di emergenza sanitaria l'attività svolta rientra tra quelle definite “essenziali” dalla decretazione d'urgenza; si porrebbe la indifferibile necessità di licenziamento di otto dipendenti attualmente assunti con contratto a tempo pieno ed indeterminato i quali, considerato il periodo di crisi/emergenza, non troverebbero facilmente una nuova collocazione lavorativa; sussiste la necessità di provvedere al mantenimento dei quattro figli conviventi e l'attività aziendale costituisce l'unica fonte di reddito».

L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud, edizione di Reggio

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