Gli esperti assicurano che siamo entrati nella fase cruciale per capire se l’evoluzione dei contagi da coronavirus avrà effetti devastanti pure nel Sud. Eppure i dati fin qui registrati, seppur nelle ultime ore sia purtroppo cresciuto il numero dei decessi, lasciano qualche barlume di speranza sulla capacità della Calabria di fare fronte alla fase più acuta dell’epidemia. Una resistenza che può essere organizzata soltanto seguendo tutti i limiti alla circolazione e ai contatti con l’esterno imposti delle autorità governative nel corso di queste ultime settimane.
Qualche dato, comunque, comincia a emergere. Si tratta di cifre e percentuali messe insieme da Domenico Marino, docente di Politica economica dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, e pubblicate sul think thank OpenCalabria guidato da Francesco Aiello. Ebbene, secondo quanto emerge dallo studio, che fa leva sui dati ufficiali forniti dalla Protezione civile, quella calabrese non può, per il momento, essere definita una vera epidemia, perché si tratta in generale di alcuni focolai locali e di casi sporadici che derivano nella quasi totalità, da contatti con soggetti positivi provenienti da fuori regione.
«La Calabria - sostiene Marino - ha il più alto tasso di tamponi per contagiato (13,82 per cento) ed ha anche un livello di ospedalizzazione e di uso della Terapia intensiva fra i più bassi in Italia. Anche il tasso di letalità (4,1 per cento) si colloca fra i più bassi Italia, anche se in questo caso i numeri sono ancora limitati per poter fare considerazioni statistiche significative».
Secondo Marino, «i valori di ospedalizzazione e di uso della terapia intensiva sono in Calabria fra i più bassi in Italia, segno che la strategia dell’estensione dei tamponi è vincente e produce sia meno morti sia meno soggetti ospedalizzati e meno situazioni critiche, oltre a permettere una più incisiva azione per interrompere le catene di contagio, soprattutto quando coinvolgono soggetti sintomatici e pauco-sintomatici. Utilizzando il criterio della gestione dei tamponi fatta in Lombardia, probabilmente una parte considerevole dei soggetti positivi, ma in isolamento domiciliare non sarebbe stata individuata e ciò avrebbe contribuito a diffondere maggiormente il contagio».
Il docente della Mediterranea sembra essere ottimista anche per quanto riguarda l’evoluzione dei contagi. «La curva - afferma nel proprio studio pubblicato su Open Calabria - sta iniziando a piegarsi. Tuttavia, è necessario non allentare l’attenzione, in quanto basta una distrazione per far ripartire le curve dei contagi. Infatti, se l’epidemia in Calabria sembra aver iniziato la fase di rallentamento qualche giorno prima dell’Italia, negli ultimi due tre giorni ha mostrato una leggera impennata rispetto a una settimana fa. La curva traccia la strada da seguire: se continueremo a rispettare le misure di contenimento potremo superare la fase critica e tornare alla normalità».
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