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Psicosi da coronavirus, negozi cinesi deserti in Calabria

La psicosi da coronavirus sta colpendo duramente le attività commerciali gestite dai cinesi e anche la comunità cinese nei rapporti sociali con le altre comunità. Succede a Cosenza, a Catanzaro e nel Reggino, come si legge in tre articoli pubblicati oggi sulla Gazzetta del Sud in edicola.

A Cosenza, come scrive Giovanni Pastore, ci sono molti sono piccoli imprenditori con interessi nel commercio e nella ristorazione. Bravi a gestire le loro attività economiche che danno lavoro anche a dipendenti italiani. Ma ci sono, pure, quelli che si arrangiano con lavoretti artigianali o che vengono reclutati dalle aziende locali come baristi e camerieri. Da qualche giorno, però, il sorriso è sparito dai loro volti. China town non è più l’epicentro dello shopping, la meta del pellegrinaggio dei consumatori di ogni età. Adesso, solo poca gente entra nei bazar orientali dove si trova sempre di tutto. È l’effetto dell’ansia da coronavirus. Timori amplificati dalle news (e, soprattutto, fake-news) che riempiono gli spazi informativi nella rete. Eppure, nessuno dei 229 cinesi (118 maschi e 111 femmine) che vivono in città – secondo l’elaborazione di Tuttitalia su dati dell’Istituto di statistica di Stato – è stato in patria (e, soprattutto, a Wuhan, luogo sorgente dell’infezione) di recente come nessuno si è ammalato in questi giorni.

A Catanzaro, come scrive Elena Sodano, il parcheggio dell’esercizio commerciale cinese più grande e più conosciuto in città è praticamente deserto. Si contano appena 7 macchine. Il grande negozio è vuoto e c’è un silenzio al quale non siamo abituati. Solo qualche cinese si aggira tra i capi d’abbigliamento cercando di sistemare quei vestiti che da giorni nessuno più mette fuori posto. I commessi, quasi tutti catanzaresi, sono ai loro posti. Alle casse vuote, dietro i banconi, vicino agli scaffali. Sembrano in attesa di servire quei clienti che tardano a entrare da quelle porte che fino a qualche settimana fa hanno accolto centinaia e centinaia di persone. Sono preoccupati per il loro futuro.

Anche Francesco Altomonte documenta i parcheggi deserti nei negozi cinesi del Reggino. E pensare che solo alcuni mesi fa erano presi d’assedio da compratori attratti dai prezzi stracciati. Pochi mesi che, oggi, sembrano un’eternità. La psicosi legata al coronavirus non ha risparmiato, neanche nella Piana di Gioia Tauro, le attività commerciali gestite da cinesi. La paura – del tutto ingiustificata – del contagio ha spinto i compratori lontano dai negozi con le lanterne rosse all’entrata. Non va molto meglio a Taurianova. Sono molto preoccupati anche in uno dei più famosi ristoranti cinesi della zona, che si trova a Gioia Tauro.

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