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Bruciato vivo dalla moglie a Roccella, esami sulle ossa di Vincenzo Cordì

«Con i suoi accertamenti ed esami, sarà il prof. Francesco Introna, un vero e proprio esperto della materia in campo nazionale, a far “parlare” le piccole ossa rimaste di Vincenzo Cordì».

Si è espresso così il procuratore di Locri, Luigi D'Alessio, nell'illustrare alcune importanti fasi della delicatissima inchiesta che all'alba di lunedì scorso è sfociata nell'arresto, da parte dei carabinieri di Roccella, dei presunti organizzatori e autori materiali del feroce omicidio (bruciato vivo dopo essere stato tramortito) dell'incensurato cameriere di Marina di Gioiosa, padre di due gemelle di appena 4 anni, Vincenzo Cordì.

A finire in carcere con le accuse, a vario titolo, di omicidio volontario in concorso e distruzione di cadavere, sono stati in tre: la seconda moglie della vittima, Susanna Brescia, di 43 anni, di Marina di Gioiosa; l'amante di quest'ultima, il gioiosano Giuseppe Menniti, di 41 anni e già noto alle forze dell'ordine; e il figlio della donna, Francesco Sfara, di 22 anni, che Susanna Brescia aveva avuto, prima della separazione, dal primo marito.

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