Giap Parini professore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali dell'Unical si occupa da tempo di criminalità organizzata. La ‘ndrangheta, come confermano recenti inchieste condotte dalle Dda di Torino, Reggio e Catanzaro, sembra aver applicato anche in settentrione d'Italia, il “modello” di conquista del territorio e del potere già sperimentato in Calabria. Allo studioso chiediamo cosa sta accadendo.
«Le mafie hanno bisogno di controllare il territorio ma probabilmente nei contesti di non tradizionale insediamento lo fanno in maniera differente seguendo una logica più imprenditoriale e proponendosi come grandi elettori alla politica perché il fine principale del controllo del territorio, oltre che la possibilità di lucrare, è quello di guadagnare risorse di protezione. E parliamo di protezione politica, con amministratori accondiscendenti e di protezione economica con la moltiplicazione delle possibilità di riciclaggio in contesti ben più ricchi di quelli dove le mafie sono tradizionalmente insediate. Le mafie hanno bisogno di proteggere i loro mercati principali che sono quelli transnazionali degli stupefacenti, dei rifiuti tossici, delle armi».
La stupisce l'infiltrazione delle cosche in Piemonte e Valle d'Aosta?
«Non mi stupisce affatto l'infiltrazione delle mafie perché i mafiosi da tempo hanno bisogno di controllare le amministrazioni a vario livello: da qualche anno stiamo conducendo un'indagine su gli scioglimenti dei consigli comunali e ci siamo resi conto di come sia sottostimata l'incidenza della pervasività delle mafie nel tessuto politico e amministrativo in aree non “tradizionali” perché evidentemente si fa fatica a comprendere che le amministrazioni di regioni come Liguria, Lombardia, Valle d'Aosta e Piemonte siano permeabili esattamente come quelle calabresi o campane. La logica è sempre quella dell'ottenere risorse a fini di gestione del consenso ma soprattutto di creare quei legami capaci o utili alla protezione dei traffici transnazionali di cui si è detto».
Quali sono le proiezioni internazionali?
«Da quello che sappiamo la ndrangheta sta al centro di una struttura logistica che lega diversi continenti. Per esempio nel traffico di droga i paesi di produzione con quelli di passaggio e di approdo. Cioè America Latina, Africa, fino ai porti di Rotterdam, Algesiras e Gioia Tauro. Quest'ultimo porto sta al centro di questa rete logistica mondiale».
Quali sono i traffici emergenti?
«Quello delle merci contraffatte con i cinesi dove la Calabria sembra contendere il posto alla camorra».
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