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Incastrato da una grave disattenzione. C'erano impresse in bella evidenza le sue impronte digitali (archiviate per i suoi precedenti nella banca dati AFIS, che è l'acronimo in lingua italiana di “Sistema Automatizzato di Identificazione delle Impronte”) sulla lettera minatoria inviata a una parrucchiera di Reggio con cui chiedeva un “pizzo” da 1.000 euro al mese «per i carcerati».
Richiesta estorsiva e minaccia - "sennò? ti bruciamo tutto" - che il Sostituto procuratore della Dda reggina, Roberto Di Palma, e i poliziotti della Squadra Mobile hanno ricostruito con il contributo investigativo della Polizia Scientifica e delle Volanti individuando ed arrestando Matteo Iannò, reggino della frazione Catona, 40 anni.
Che è finito ai domiciliari su decisione del Gip di Reggio con l'accusa di tentata estorsione, aggravata dal metodo mafioso.
L'articolo completo sulla Gazzetta del Sud in edicola, edizione di Reggio Calabria
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