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La scuderia Condello e le corse dei cavalli, gli affari delle cosche nella sentenza contro il gruppo “Eracle”

Anche le corse clandestine dei cavalli, e le scommesse fuorilegge, tra gli affari criminali del gruppo “Eracle”. Un tema d'accusa, come sottolineato dal Gup Filippo Aragona nei motivi della sentenza che è intriso di ’ndrangheta seppure uno scenario formalmente non contestato: «La presenza della ’ndrangheta è tale che, per quanto non sia contestata l'aggravante di cui all'art. 7, per lo stesso Nucera Domenico, a fianco di Condello Domenico Francesco (non un quisque de populo ma il figlio di Condello Pasquale, il Supremo); è caduta sotto la percezione investigativa l'esistenza di una, parimenti pericolosa, associazione per delinquere finalizzata al maltrattamento di animali ed alla realizzazione di scommesse illecite su corse di cavalli clandestinamente organizzate arrivando ad occupare, anche qui quasi militarmente, un’arteria come la Gallico-Gambarie».

Documentato il rito delle corse clandestini dei cavalli - ricostruisce la Gazzetta del Sud in edicola -, all'alba di domenica tra decine di macchine motorini a fare da scudo: «Le operazioni tecniche hanno consegnato agli inquirenti la registrazione in diretta di vere e proprie corse di trotto sulla pubblica via, con tanto di vedette e di mezzi utilizzati per consentire l’appropriazione della strada pubblica, e di registrare le somministrazioni illecite di medicinali, anche umani, alle povere bestie a tal fine sfruttate. Ma, a ben vedere, in questo caso, si è quasi nel campo della tradizione della ’ndrangheta, che non disdegna di operare in un settore che anima la passione di una parte della popolazione ma che finisce col divenire esso stesso strumento di arricchimento».

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