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Tratta di migranti, le Procure di Reggio, Palmi e Locri firmano un protocollo sulle indagini

Un protocollo organizzativo destinato al coordinamento delle indagini sulla tratta di persone è stato firmato dal procuratore generale presso la Corte d’Appello di Reggio Calabria, dai procuratori della Repubblica di Reggio Calabria, Palmi e Locri, dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni, dal questore, dal comandante della Direzione marittima, dai comandanti provinciali dei carabinieri e della guardia di finanza e dalla Regione Calabria.

Il protocollo, è scritto in un comunicato, «realizza inoltre un collegamento con la Direzione nazionale antimafia antiterrorismo. Scopo dell’accordo è quello di rendere più agevole l’emersione di fatti di tratta e la conseguente identificazione delle vittime». Il protocollo prevede inoltre iniziative di collaborazione inter-istituzionale e coordinamento tra autorità giudiziaria, forze dell’ordine ed enti anti-tratta.

Questi ultimi, si sottolinea, «in coerenza con quanto delineato nel Piano nazionale anti-tratta approvato dal Consiglio dei ministri nel febbraio del 2016 e nel documento illustrativo per il Meccanismo nazionale di Referral per le persone trafficate, svolgono un ruolo essenziale nel processo di identificazione delle vittime, quale passaggio fondamentale per i successivi approfondimenti investigativi, nonchè per la corretta applicazione delle misure di protezione previste dalla legge».

«Già nel maggio del 2005 è stata sottoscritta tra le procure del distretto di Reggio Calabria - viene ricordato - un’intesa di massima diretta ad individuare le migliori prassi per ottenere criteri condivisi e omogenei di coordinamento delle diverse fasi di approccio alle potenziali vittime della immigrazione clandestina e della tratta di persone e nel giugno del 2010 è stato redatto un primo protocollo sulla tratta degli esseri umani».

«L’esperienza maturata anche alla luce dell’evoluzione del fenomeno, ha imposto pertanto - prosegue la nota - una necessaria revisione e un più puntuale aggiornamento della convenzione, e ciò al fine di assicurare un approccio plurale nella prassi investigativa e giudiziaria, di promuovere un’applicazione standardizzata delle procedure operative, nonchè l’avvio di percorsi formativi per gli operatori di polizia giudiziaria che vengono in contatto con le vittime di tratta particolarmente vulnerabili e conseguentemente bisognevoli di un approccio individualizzato».

«Il protocollo - si legge in conclusione - si iscrive quindi in un’ottica di opportuna prevenzione e protezione dei soggetti deboli ponendosi comunque come utile e agile strumento di repressione di un fenomeno criminale grave e in costante espansione».

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