Francesco Vangeli è morto in modo atroce, dopo una agonia di qualche minuto, rinchiuso in un sacco nero e gettato nel fiume Mesima, dopo essere stato ferito a colpi di fucile.
Sono i particolari agghiaccianti emersi dall’indagine condotta dai carabinieri della Compagnia e del Norm di Vibo Valentia con il coordinamento della Dda di Catanzaro che ha portato al fermo di Antonio Prostamo, di 30 anni, di San Giovanni di Mileto.
Il delitto si sarebbe consumato nelle pertinenze dell’abitazione del destinatario del fermo di indiziato di delitto e che rappresenta la fase conclusiva e tragica di uno stratagemma messo in atto da quest’ultimo nei confronti del venticinquenne di Scaliti di Filandari.
Vangeli, recatosi la sera del 9 ottobre 2018 in casa del presunto carnefice non immaginava di cadere in una trappola e che la realizzazione di un tavolino in ferro battuto che gli era stata commissionata rappresentava solo una scusa. Secondo la ricostruzione delle fasi del delitto la situazione è degenerata praticamente subito.
Contro Vangeli è stato sparato un colpo di fucile calibro 12, tramortito e messo nel sacco ancora vivo e agonizzante e gettato nel fiume per non essere mai più ritrovato.
Gli investigatori che coordinati dal procuratore capo della Dda, Nicola Gratteri hanno svolto numerose analisi tecniche su sms, telefonate e messaggi Whatsapp lasciano aperta una rosa di ipotesi sul movente dell’omicidio: la prima è quella sentimentale sulla ragazza contesa, o per meglio dire, pretesa da Prostamo; dall’altro di debiti non saldati di Vangeli verso l'indagato in materia di stupefacenti; infine la questione di una pistola data a Vangeli ma non restituita a Prostamo e trovata a Pisa. Il cadavere di Vangeli non è mai stato ritrovato.
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