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Lucano, il Tribunale del Riesame: "Preoccupa il suo dominio in Comune, può reiterare i reati"

Mimmo Lucano

«Come sindaco di Riace o componente del Consiglio comunale, è attuale e concreto il pericolo che Domenico Lucano possa ripetere reati della stessa specie di quelli già compiuti». Lo sostiene il Tribunale del riesame di Reggio Calabria (presidente Tommasina Cotroneo) nelle motivazioni della decisione con cui ha confermato, rigettando il ricorso proposto dai difensori, il divieto di dimora a Riace per Domenico Lucano, arrestato nell’ottobre scorso nell’ambito dell’operazione «Xenia» all’epoca in cui era sindaco del centro della Locride, carica dalla quale é stato successivamente sospeso. Per Lucano, rinviato a giudizio, il processo si terrà a Locri a partire dall’11 giugno prossimo. Per quanto concerne le esigenze cautelari connesse all’inchiesta, i giudici del Riesame sostengono che Lucano «si muove ed agisce nel Comune di Riace con disinvoltura e abilità sorprendenti, raggiungendo scopi che persegue in spregio assoluto della legge».

«Lo ha fatto - si legge ancora nelle motivazioni della decisione del Tribunale del riesame - allorquando ha deciso a tutti i costi di ottenere l'affidamento diretto del servizio pubblico di raccolta di rifiuti a due cooperative del tutto non legittimate, seguendo passo passo il loro percorso di finta legittimazione ed impegnandosi in prima persona per costruire una vera e propria tela di ragno tanto da trarre in inganno funzionari tecnici ed organi collegiali dell’Ente pubblico». «Lo ha fatto - scrivono ancora i giudici - falsificando carte di identità nella sua qualità di capo dell’Ufficio anagrafe e dello Stato civile ed imponendo alla segretaria comunale il rilascio di documenti assolutamente falsi».

Nelle motivazioni della decisione con cui hanno confermato il divieto di dimora a Riace per Domenico Lucano, il giudici del Tribunale del riesame di Reggio Calabria commentano l’intenzione del sindaco sospeso di Riace, poi effettivamente attuata, di candidarsi al Consiglio comunale nelle amministrative del prossimo 26 maggio.

In particolare, i giudici commentano il fatto che l’ex sindaco si candidi «nella lista guidata da Maria Spanò, già assessore del Comune e longa manus di Lucano all’epoca di concretizzazione delle condotte delittuose». Il Riesame sottolinea che «è più che evidente che quel che preoccupa non è la volontà di Lucano di far politica, sostenere una lista elettorale, candidarsi come consigliere comunale nel pieno e sacrosanto godimento ed esercizio dei diritti politici. Quello che preoccupa è che Lucano aveva assunto la veste di vero e proprio dominatore all’interno del Comune, che muoveva le fila di tutto e consumava condotte illecite, forte della sua funzione e del suo ruolo, da lui intesi in modo distorto, nella convinzione assoluta di potersi porre sopra la legge e di poterla violare impunemente, circondandosi di persone supine ai suoi comandi ed ai suoi dettami ed eliminando immediatamente chi non gli obbediva».

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