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Cosenza, la gang dei furti d'auto fa strage in viale Mancini

Spariscono, volano via con le farfalle che svolazzano attorno ai lampioni le auto parcheggiate in viale Parco Giacomo Mancini.

Non v'è mattina che in quella porzione ancora transitabile - e, per (s)fortuna, parcheggiabile della trasversale cittadina - non si faccia la conta delle auto rimaste e di quelle andate, sfumate, partite altrove e la cui assenza è evidente al sorgere del sole.

Quasi sempre rimangono vuoti gli stalli dov'erano parcheggiate le utilitarie, quelle di piccola cilindrata: ancor meglio se datate. Circostanza quest'ultima che ha un suo perché. Intuibile solo quando, poi, quell'auto verrà ritrovata, così, per miracolo o per magia, o per entrambe le contingenze, in via del Tembien o nelle vicinanze.

È fin troppo chiaro - se non lo fosse bisognerebbe andare a rileggere le carte delle varie inchieste condotte dalla Procura, l'ultima è di circa tre mesi fa, che hanno smascherato e fatto luce sui furti d'auto e i meccanismi affaristici delle gang che gravitano attorno a questa attività che muove una discreta economia - che le utilitarie malandate fanno più gola ai signori che gestiscono la rete delle sparizioni più o meno momentanee. Fanno gola perché non essendo coperte d'assicurazione sarà più facile far scucire quattrini, si dica pure chiedere il pizzo, ai proprietari.

Un meccanismo più o meno collaudato che, per paradosso (e sempre più spesso per necessità) trova, si radica, sulla complicità delle vittime. Anche perché se non si paga l'auto finisce bruciata o smontata.

Più raramente volano via le auto di livello un po' più alto e di ultima generazione: queste hanno un mercato diverso e per tanti versi sono un po' più complicate per via della centralina elettronica che rende l'operazione leggermente complessa ma non impossibile.

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