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Omicidio Bruzzese a Pesaro, la moglie del fratello collaboratore di giustizia: "Lo Stato ci aiuti"

Il luogo dell'omicidio a Pesaro

La moglie del collaboratore di giustizia Girolamo Bruzzese, il cui fratello è stato ucciso a Pesaro in via Bovio il giorno di Natale 2018 da due sicari di 'ndrangheta, ha lanciato un appello attraverso i media al ministro degli Interni Matteo Salvini affinché tuteli in maniera più decisa la loro incolumità dopo l’omicidio del cognato Marcello Bruzzese.

«Noi abbiamo figli - ha spiegato tramite una persona vicina - che hanno subito di tutto, sono stati lesi i loro diritti sin dalla tenera età. Noi non viviamo più dalla tragedia del giorno di Natale». La donna ha riferito di abitare ancora a Pesaro «dove hanno ucciso mio cognato. Nonostante la solidarietà dei momenti successivi, noi vogliamo delle garanzie, vogliamo lasciarci alle spalle questa situazione. Vogliamo essere aiutati dallo Stato che abbiamo deciso di aiutare con le dichiarazioni di mio marito».

Afferma di aver avuto il nome sul campanello perché era stato tolto il nome di copertura per un banale rinnovo della patente. Alla moglie del collaboratore di giustizia era già stato ucciso nel 2004 il padre, un agricoltore calabrese, come ritorsione per la collaborazione con la giustizia da parte del marito: «Mio padre non c'entrava affatto - fa sapere - Aveva un passato cristallino ma non ha avuto lo status di vittima di mafia. Voglio dirlo anche per mia madre, abbiamo fatto la richiesta per lo status di vittima di mafia, la prefettura diede l’ok ma il ministero si oppose. Abbiamo fatto causa - ha riferito - vinto il primo grado di giudizio ma perso l’appello, perché il ministero ha presentato documentazione fuori termine».

«Vogliamo tornare a vivere - è il suo appello finale - dopo queste due immani tragedie, aiutateci».

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