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Tasso in trappola salvato da un cittadino a Parghelia

Il tasso salvato

Nella provincia dove uccidere e torturare i cani è diventato normalità, non tutto è male e, soprattutto, c'è chi gli animali intende tutelarli. E se quello dei cinghiali è diventato ormai un'emergenza, che questo possa giustificare la violazione delle leggi e la crudeltà nei confronti degli animali, per qualcuno è  inaccettabile.

Così ha, infatti, pensato un cittadino di Parghelia che ha deciso di salvare  un esemplare di Tasso (volgarmente noto come “Malogna”),  intrappolato in un micidiale laccio di ferro posizionato per la cattura dei cinghiali.

Immediatamente allertato, il veterinario di Tropea Carmine Barrese, si è subito recato sul posto per procedere alla insolita e difficile operazione di soccorso, coadiuvato dal solerte segnalatore. Il laccio rischiava, infatti, di strangolare il povero mammifero e ci è voluta quasi un’ora, considerati anche i rischi per l’incolumità dei soccorritori, per poter tagliare il laccio e restituire il tasso alla libertà.

Da qui l'allarme del Wwf di Vibo - che, informato di quanto accaduto, ha manifestato apprezzamento per l’intervento  sia il dottore Barrese che del cittadino - sulla diffusione e sulla pericolosità di questi crudeli sistemi di cattura, che straziano animali di specie diverse, facendoli morire tra atroci sofferenze.

A cadere vittime di queste insidie disumane sono infatti, oltre agli stessi cinghiali, le cui catture e abbattimenti devono sempre svolgersi nel rispetto delle leggi, anche  tassi,  volpi e naturalmente  cani, per come è accaduto in diverse occasioni proprio nella stessa zona lo scorso anno. “Naturalmente – spiegano dall'associazione ambientalista - i poveri animali, rinvenuti con terribili ferite o già morti, rappresentano solo la punta di un iceberg fatto di illegalità e di crudeltà.

Un diffuso malcostume contro cui evidentemente non basta l’attività delle associazioni animaliste e ambientaliste, ma che necessità di una severa azione di vigilanza e di repressione da parte delle forze dell’ordine, trattandosi di sistemi espressamente vietati dalle leggi in materia di tutela della fauna selvatica”.

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