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Criminalità, per tre calabresi su quattro il problema mafia è fenomeno globale

Il presidente nazionale di Libera don Luigi Ciotti durante la presentazione del Rapporto ''Liberaidee, la ricerca sulla percezione e la presenza di mafie e corruzione'' dello scorso ottobre

Tre calabresi su quattro percepiscono il problema delle mafie come un fenomeno globale, mentre quasi nessuno ritiene che i gruppi mafiosi siano presenti solo nel Sud del paese. È la «fotografia» sulla percezione e presenza delle mafie e della corruzione in Calabria scattata da Libera e presentata al dipartimento di Scienze giuridiche economiche e sociali dell’Università Magna Grecia di Catanzaro da don Ennio Stamile e Umberto Ferrari.

«LiberaIdee» è una ricerca sociale, che verrà diffusa nel corso della carovana Idee in Viaggio, dal 18 al 25 gennaio, attraverso una serie di eventi in tutte le province calabresi. Il campione è composto mediamente in prevalenza da giovani. «Rispetto al campione nazionale - prosegue la nota - quello calabrese si distingue per un’affermazione molto netta della mafia come fenomeno preoccupante e socialmente pericoloso (76,4% contro il 38%). Molto ridotta invece la percentuale di coloro che considerano marginale il ruolo della mafia nel luogo di residenza; tra questi, vi sono soprattutto i giovanissimi (meno di 18 anni) che tendono inoltre in misura superiore alla media a minimizzare la pericolosità sociale dei gruppi mafiosi».

Secondo gli intervistati, tra le attività principali della mafia in Calabria vi sono il traffico di droga (63,3%) e l’estorsione, quest’ultima segnalata in misura molto più rilevante rispetto al campione nazionale (55,4% a fronte del 23,8%), così come la compravendita di voti è indicata in misura doppia rispetto del campione nazionale (22,5% a fronte dell’11,3%). Tra i fattori sociali considerati rilevanti per l’adesione alla mafia «spiccano da un lato il ruolo della famiglia e del contesto di riferimento, dall’altro l’assenza di istituzioni e di una cultura diffusa della legalità. In Calabria, con percentuali più elevate della media nazionale, è la ricerca di prestigio e potere uno dei fattori che inducono ad affiliarsi alle mafie».

La funzione della memoria delle vittime è prevalentemente quella di esempio per le nuove generazioni. In relazione al rapporto tra migrazioni irregolari e mafie, per oltre la metà dei rispondenti un ruolo prevalente è svolto dai gruppi mafiosi tradizionali italiani. La percezione della diffusione della corruzione in Calabria risulta più ampia rispetto al campione nazionale (93,6% a fronte dal 73,4%).

Quasi la metà, è scritto nella nota, «dichiara di conoscere personalmente o di aver conosciuto qualcuno coinvolto in pratiche corruttive. Quali principali ragioni che spingono gli individui a non denunciare? Il timore e, in seconda battuta, la paura che l’intero sistema sia corrotto. A fronte di questo tra le azioni più efficaci per contrastare la corruzione vi sono la denuncia, quindi il rifiuto a sottostare a dinamiche corruttive, l’esercizio della preferenza elettorale in favore di candidati onesti e il boicottaggio delle aziende coinvolte in episodi di corruzione».

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