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Migranti, Oliverio: "Riace un simbolo che non morirà"

"La bussola della nostra azione non può che essere il rispetto dei valori e della personalità dell'altro, altrimenti si mercifica tutto". Così il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, ha sintetizzato il suo pensiero in materia di accoglienza nel corso dell'incontro con l'omologo toscano Enrico Rossi e con Domenico Lucano e don Massimo Biancalani. "Riace - ha aggiunto - al di là delle vicissitudini, è un simbolo che non morirà, che va al di là degli schemi di chi vorrebbe ingabbiarlo". Il Governatore della Calabria ha poi evidenziato come il tema delle migrazioni debba essere affrontato in sede europea. "Se non si affronta il tema del rapporto tra Europa e riva sud del Mediterraneo - ha spiegato - i problemi li discutiamo senza andare alla radice".

"Con la chiusura degli Sprar - ha detto poi Oliverio - siamo alla lucida follia. Che fine faranno i migranti che vi sono seguiti? Finiranno per strada e, in Calabria, nella tendopoli di San Ferdinando. Per sbaraccare la vecchia baraccopoli avevamo proposto un insediamento temporaneo, l'unica cosa che potevamo fare visto che tutte le competenze in materia sono passate alle Prefetture col risultato che le istituzioni locali sono state escluse e non c'è neanche più un'interlocuzione. Ma invece l'insediamento a San Ferdinando non solo non è stato sbaraccato, ma si è ampliato. Gli Sprar servono ed è necessario dare alle Regioni la possibilità di intervenire.

In Calabria c'è una legge regionale, la 18 del 2009, che si occupa di accoglienza, ma non è mai stata attuata e finanziata. Adesso stiamo valutando la possibilità di sostenerla, vista la centralizzazione delle competenze allo Stato". A giudizio di Oliverio è necessario anche "rovesciare la mistificazione secondo cui i migranti portano via il lavoro agli italiani. Proprio l'esperienza di Riace ha dimostrato invece che con l'accoglienza è stato possibile creare posti di lavoro per i giovani calabresi".

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