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Omicidio di Vibo Valentia, il cognato della vittima si difende: "Non volevo ucciderlo"

Ha ammesso di avere sparato ma ha negato che volesse uccidere il cognato, Giuseppe Carnovale, l’uomo di 48 anni fermato per l’omicidio del cognato, Massimo Ripepi, ucciso domenica scorsa nella frazione Piscopio di Vibo Valentia. «Ho sparato io, ma non volevo ammazzarlo», ha detto stamani al gip Graziamaria Monaco in occasione dell’udienza di convalida del fermo di indiziato di delitto. Per lui confermata la custodia cautelare in carcere.

Ha ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari Michele Ripepi, 18 anni, figlio della vittima. Il 48enne ha confermato quindi l’assunzione di responsabilità del gesto come aveva già fatto nel momento in cui, mercoledì scorso, si era presentato, accompagnato dal proprio legale di fiducia, l’avvocato Adele Manno, al comando dei carabinieri per costituirsi. Secondo quanto emerso dagli accertamenti, i colpi sparati contro Ripepi sono stati 9.

Un omicidio, per gli inquirenti, aggravato da premeditazione per vendicare i costanti maltrattamenti da parte della vittima nei confronti dell’ex moglie e dei due figli, uno dei quali, nel giugno dello scorso anno, gli aveva esploso contro diversi proiettili di pistola senza però riuscire a colpirlo. Michele Ripepi, invece, davanti al gip si è avvalso della facoltà di non rispondere perché non ancora a conoscenza degli atti che lo riguardano e lo chiamano in causa nel delitto.

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