Racconta qualcosa di più di un semplice «cartoline dalla Calabria»! Un qualcosa in più da sembrare quasi il plot di una sceneggiatura. Da domani a Roma scatterà la Festa del Cinema e quella bellissima e tormentata penisola che fa da punta allo Stivale sarà rappresentata da ben quattro pellicole girate e realizzate tra i suoi splendidi territori. Tutt’e quattro sostenuti dalla Fondazione Calabria Film Commission presieduta dal commissario Anton Giulio Grande e guidata dal manager Giampaolo Calabrese. Sono lavori d’autore, produzioni di gran pregio che hanno trovato la loro location d’elezione proprio nel magnifico e per certi versi davvero incontaminato territorio di Calabria. Concediamo subito una passerella ai protagonisti di celluloide che animeranno le giornate della rassegna romana: «US Palmese» sarà presentato giovedì, «Hey Joe» il 23, «Mani nude» il 24 e «Piena di grazia» il 26. Ci sono i Manetti Bros, dietro a due dei quattro titoli che andranno in scena durante la kermesse romana dedicata alla Settima Arte. Il primo è US Palmese con i fratelli Antonio e Marco impegnati nella regia e nella scrittura della sceneggiatura. Il film racconta le vicende legate alla storica squadra di calcio di Palmi, ed è stato girato proprio nella cittadina affacciata sulla fantastica Costa Viola. Appena usciti dalla produzione di «Diabolik dove sei?», Antonio Manetti ci ha confessato: «Avevamo voglia di leggerezza e per questo motivo abbiamo realizzato questo film ambientato tutto in Calabria. US Palmese è la squadra calcistica di Palmi e parla di una storia inventata su un calciatore, un campione di serie A che viene a giocare a Palmi». Nel cast Rocco Papaleo, Blaise Afonso, Claudia Gerini e anche il cosentino Max Mazzotta. I Manetti sono molto legati alla Calabria e a Palmi, grazie anche alla loro mamma che è proprio una palmese. E su questo hanno affermato che «ci sentiamo di Palmi. Questa città non ha bisogno di essere sponsorizzata, ma noi con il film abbiamo voluto “approfittare” della sua bellezza non solo naturalistica, ma anche umana». Ancora i Manetti Bros, dietro a Piena di grazia. Ancora Palmi al centro della storia in una sorta di docufilm, diretto da Andree Lucini, che penetra nel cuore di una delle feste sacre più antiche e sentite del centro palmese: la Varia. Dal 2013 anche Patrimonio immateriale dell’Unesco, è da 500 anni che si perpetua la scelta di una bambina di 11 anni che dovrà salire sulla propaggine di un carro – che arriva a 17 metri di altezza – per rappresentare la Madonna nella sua assunzione al cielo. Si chiama Animella la ragazzina, e viene scelta dopo una severa selezione che passa attraverso caratteristiche ben precise: capelli lunghi, lisci e neri, pelle non eccessivamente chiara, e gran coraggio, visto che la postazione su cui verrà assicurata la prescelta è molto alta. Nicole, Giada e Mariateresa sono le tre ragazzine che si contendono il ruolo di Animella nella storia narrata in «Piena di Grazia». E la sceneggiatura si spinge attraverso un’indagine molto accurata. Si sofferma sulle piccole protagoniste, sulle loro ansie, sui loro timori, sul primo approccio con la loro figura, il loro aspetto, un mondo che avrebbero affrontato poco più in là, in età adolescenziale. E poi ci sono tutti i microcosmi dei palmesi. Che la Lucini lascia esprimere senza artifici per restituire una veridicità e una genuinità che rappresentano la forza dell’opera documentaristica. Si muove tra le pieghe del fatto religioso per arrivare molto più in fondo. «Il senso religioso che ho visto a Palmi è molto lontano dal mio vissuto, specialmente per quanto riguarda i dogmi sulla figura femminile – ha affermato Andree Lucini – ma ho anche sentito rispetto per la capacità della comunità di preservare una tradizione così antica». Una delle note paesaggistiche peculiari della Calabria è quella di unire montagne e mare in un lembo di terra stretto, in cui in brevissimo tempo si può passare dalle maestose altitudini alle assolate spiagge bagnate da due mari. Hey Joe di Claudio Giovannesi ha scelto come location la magnifica Pizzo e Villaggio Mancuso, abbarbicato sull’Altopiano Silano in quello che è stato il Grande Albergo delle Fate, una costruzione dichiarata monumento storico nazionale di notevole interesse architettonico. Già location di altri film negli anni Sessanta e, nel pieno della sua attività di struttura ricettiva, scelto da molti personaggi famosi. La pellicola di Giovannesi è ambientata nel 1971 e racconta le conseguenze della guerra attraverso la relazione tra un padre e un figlio. L’interprete principale è un attore che non ha bisogno di presentazioni, James Franco. L’epoca fotografa la situazione napoletana agli albori degli anni 70, la base Nato è di stanza proprio nel golfo campano, e nonostante la fine del Secondo conflitto mondiale sia trascorsa già da un po’, la presenza statunitense è nutrita, e gli italiani inseguono il culto della merce proveniente da Oltreoceano. In questo scenario Dean Barry, reduce della guerra, condannato alla solitudine, cerca una sorta di redenzione spirituale, morale e sociale. Torna a Napoli per conoscere un figlio (Francesco Di Napoli) che non ha mai conosciuto, concepito da una ragazza napoletana con cui aveva avuto una relazione proprio durante la Seconda guerra mondiale. Mani nude di Mauro Mancini è il quarto film targato Calabria che verrà presentato in anteprima alla festa del Cinema di Roma. La sceneggiatura è tratta dall’omonimo romanzo scritto da Paola Barbato (edito da Piemme) ed è stato girato in molti comuni della provincia di Cosenza e di Catanzaro: Cetraro, Sangineto, Rovito, Marano Principato, Rose, Castiglione Cosentino, Sant'Andrea Jonio, Soverato e Acquappesa. E molte scene sono state girate anche a Cosenza, in pieno centro, in via Panebianco. Un melting pot geografico e paesaggistico che mette in evidenza le bellezze della Calabria, nelle sue molteplici varianti. Tra i protagonisti del lungometraggio Alessandro Gassman, Renato Carpentieri e Francesco Gheghi. E proprio Alessandro Gassman è stato protagonista del fermento cittadino durante le scene ambientate a Cosenza. Un fermento che si è contraddistinto, però, per la compostezza e il rispetto dei tempi e dei modus operandi cinematografici.