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Tirocinanti calabresi in difficoltà, l'Usb non molla la presa: “Mobilitazione permanente”

Il caso dei quattromilaquattrocento tirocinanti calabresi al palo è ancora "vivo". «Tra le numerose problematiche che affliggono la Calabria, decretandone il progressivo peggioramento delle condizioni di vita quindi lo spopolamento», testimonia l'Usb, federazione del sociale Calabria, «la denatalità e chi più ne ha più ne metta, c’è sicuramente la questione della precarietà del lavoro. La peculiarità con cui ci troviamo a convivere da queste parti è che assenza di tutele minime e di prospettive di stabilità, ritardi nei pagamenti, impiego in mansioni differenti da quelle previste caratterizzano il modus operandi soprattutto dello Stato e quindi delle amministrazioni pubbliche a vari livelli. Il riferimento è ai tirocinanti calabresi. Le vicende sono note ben note grazie all’incessante mobilitazione portata avanti negli ultimi anni per rivendicare semplicemente contratti stabili e paghe dignitose. Dovrebbe essere una banalità, non lo è affatto date le condizioni di sfruttamento subite da oltre 4mila lavoratori, tecnicamente impegnati in tirocini di formazione ormai da moltissimi anni con continue proroghe, di sei mesi in sei mesi.
A rendere ancora più inaccettabile la situazione attuale è il fatto che in questo momento storico, tra PNRR e naturale svecchiamento degli organici, l’amministrazione pubblica ha l’assoluta e impellente necessità di assumere e possiede anche le risorse per farlo. I tirocinanti calabresi in questi anni si sono formati e hanno acquisito importanti competenze prestando servizio, in condizioni di sfruttamento, nei Comuni e nelle sedi territoriali dei ministeri. Senza la loro abnegazione in Calabria la macchina amministrativa si sarebbe bloccata completamente, hanno scongiurato un vero e proprio black out amministrativo. Scuole, musei, comuni non avrebbero potuto portare avanti le proprie attività. La realtà è questa. L’ennesima proroga dei contratti-vergogna firmati di volta in volta dalla Regione scadrà a novembre. Il rischio è che si arrivi a poche settimane dalla scadenza nel silenzio generale, trattando poi il tema in maniera emergenziale con soluzioni tampone inaccettabili. Il tempo è scaduto da parecchio. La contrattualizzazione di migliaia di tirocinanti non più essere rimandata. In questa fase ci sono tutte le condizioni affinché il più grande bacino di precariato presente in Calabria venga asciugato attraverso l’assunzione nel pubblico impiego. La Regione Calabria e il Governo nazionale, espressione della stessa parte politica, devono dare risposte chiare e soprattutto immediate. Basta cincischiare e giocare a scaricabarile umiliando ancora migliaia di famiglie le cui condizioni economiche peggiorano di giorno in giorno. Noi non staremo in silenzio ad attendere che dall’alto qualcuno si degni di darci ascolto. Attraverso la mobilitazione abbiamo portato al centro del dibattito politico la questione, ottenendo risultati importanti, e fatto emergere la voce di migliaia di lavoratori invisibilizzati e sarà ancora attraverso la ripresa di mobilitazioni incessanti, in ogni luogo della Calabria e non solo, che continueremo già dalle prossime settimane la lotta per un lavoro dignitoso e contratti stabili».

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