L’avvocato ed ex senatore Giancarlo Pittelli per la prima volta ha preso la parola durante un’udienza del maxi processo Scott Rinascita che lo vede imputato per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha fatto collegandosi dal carcere di Melfi dove si trova detenuto dopo l’inasprimento della misura cautelare decisa dal Tribunale di Vibo Valentia a causa della scoperta della lettera inviata dallo stesso Pittelli in regime di domiciliari, al ministro per il Sud Mara Carfagna. Per gli inquirenti si sarebbe trattato di una grave violazione alle misure che gli erano imposte e un tentativo di «inquinare» il processo in corso. Per il suo difensore Salvatore Staiano invece «Pittelli non ha scritto a un ministro ma a un parlamentare ed era un suo diritto farlo». «Avete commesso un errore - ha aggiunto - al quale dovete porre rimedio e lo stesso Pittelli ignora che esiste questa norma che permette a qualsiasi detenuto di scrivere senza alcuna censura a un parlamentare». L’avvocato, che ha già depositato istanza al Riesame, ha quindi chiesto ai giudici di annullare l’aggravamento della misura: «Il vostro provvedimento va steso a terra, avete sbagliato e dovreste fare marcia indietro. Mandatelo a casa, non è una pallina di ping pong». Poi il collegamento con il carcere di Melfi: «Ho scritto la lettera ad una vecchia amica - ha esordito Pittelli - ed è stata vista con una improbabile e grave violazione che è stata sanzionata con durezza e severità. Leggi l'articolo completo sull'edizione cartacea di Gazzetta del Sud - Calabria