«La battaglia dei sindaci e dei comitati locali che si battono per la riapertura dei 18 ospedali calabresi chiusi è giusta e sacrosanta e va sostenuta dall'intera regione, perché rappresenta la prima, vera priorità per affrontare non solo questa terribile pandemia ma per garantire il diritto alla salute di tutti i calabresi». È quanto afferma il leader del Movimento Diritti Civili, Franco Corbelli, da moltissimi anni impegnato sul tema della sanità, a difesa di questi ospedali di provincia e promotore della proposta di legge per l’istituzione della struttura del Garante della Salute della Calabria, approvata, all'unanimità, dal Consiglio regionale, il 30 giugno 2008, e ancora oggi disattesa e non applicata.
La battaglia
«Chiudere gli ospedali - secondo Corbelli - è stato un suicidio, una sorta di crimine contro il popolo calabrese! Diritti Civili per anni si è battuto contro questa barbarie della chiusura degli ospedali, andando anche a manifestare in piazza, come avvenne il 7 giugno 2011, a Rogliano per una manifestazione popolare per difendere l’ospedale Santa Barbara, che in questi anni abbiamo anche chiesto, ripetutamente, venisse adattato e utilizzato anche quale Centro Grandi Ustionati, una struttura del genere che in Calabria manca. In questi anni abbiamo difeso Rogliano e condannato la chiusura dei tanti ospedali interni. Oggi per questo sosteniamo con coerenza e forza la battaglia dei sindaci e dei Comitati locali che chiedono la riapertura di questi nosocomi chiusi. Il Governo può garantire il diritto alla salute dei calabresi non a parole o con false promesse, come ha sempre fatto in questi anni, mandando in Calabria generali e poliziotti a fare il commissario, ma riaprendo subito questi ospedali. Questi sono i fatti che si aspetta la Calabria, soprattutto dopo questa devastante pandemia che ha messo a nudo tutte le carenze del sistema sanitario calabrese, con una grave e ingiustificata carenza di strutture ospedaliere in grado di fronteggiare questa emergenza del Covid e senza assolutamente penalizzare i tanti altri malati, delle diverse patologie, che devono avere una adeguata e immediata assistenza sanitaria».
La domanda
Per questo motivo Corbelli si chiede «come si possono allora giustificare le chiusure, l’inutilizzo o parziale utilizzo di ospedali importanti, per la copertura dell’intero territorio regionale, come quelli di Acri, Cariati, Rogliano, Trebisacce, San Giovanni in Fiore, Praia a Mare, Mormanno, San Marco Argentano, Lungro, Soveria Mannelli, Serra San Bruno, Scilla, Oppido Mamertina, Palmi, Taurianova, Siderno, Chiaravalle, Soriano? Che senso ha allestire ospedali di campo militari, scambiando la Calabria per un teatro di guerra, e tenere chiusi e non utilizzati strutture ospedaliere esistenti e molto più utili ed efficienti, pronti per l’utilizzo immediato e, in altri casi, a disposizione in tempi assai brevi? Ecco perché la riapertura dei 18 ospedali calabresi - conclude Corbelli - è oggi la vera grande battaglia di una intera regione. Bisogna battersi, tutti insieme, per ottenere questo importante e fondamentale risultato».