«Al ministro dell'Interno l'ho detto l'ultima volta a Ferragosto, in occasione del comitato nazionale per l'ordine e la sicurezza: sciolga la Direzione investigativa antimafia e faccia rientrare nei corpi di appartenenza i poliziotti, i carabinieri e i finanzieri». Nicola Gratteri sceglie la piazza di Diamante, dove giovedì sera è stato uno dei protagonisti di un'intervista pubblica, per tornare a lanciare una proposta destinata a creare rumore negli ambienti della giustizia italiana. Il procuratore capo della Dda di Catanzaro è convinto che solo così, in attesa che vengano portati a termine i concorsi per l'ingresso di nuovi appartenenti alle forze dell'ordine, si possa dare impulso a inchieste che rischiano di impanatarsi per la carenza di investigatori. «In questo modo - aggiunge Gratteri - risparmieremmo milioni di euro per pagare gli stipendi dei dirigenti e mantenere in vita le loro auto. Queste risorse potrebbero essere utilizzate per pagare gli straordinari alla polizia giudiziaria».
Vuole andare fino in fondo il procuratore di Catanzaro, che ha già messo in conto le critiche rispetto a un progetto dirompente: «È una sciocchezza se qualcuno, tra i grandi giornali, scriverà che il ministro, sciogliendo la Dia, favorisce le mafie. Questa proposta la sto formulando io pubblicamente, che non sono certo un colluso». È consapevole di toccare le corde giuste Gratteri quando loda «il nuovo corso» inaugurato alla Procura di Catanzaro e ricorda «la fila di persone» dietro la porta del suo ufficio per denunciare. «I calabresi non sono omertosi, bensì non sanno con chi parlare», spiega il capo della Dda.
Segnali di cambiamento, dunque, si toccano con mano. E anche se la critica alle misure insufficienti dei governi in materia di sicurezza è serrata (tesi contestata da Lorenzo Guerini, presidente del Copasir ed esponente di primo piano del Pd, seduto al suo fianco), c'è la consapevolezza che viviamo un «momento unico» perché a capo delle due Dda calabresi (Catanzaro e Reggio) «ci sono persone perbene, credibili, capaci di dare risposte».
I temi calabresi, ma non solo. L'emergenza migranti e il caso emblematico della nave Diciotti, con i profughi bloccati a bordo per giorni e l'indagine a carico del ministro Matteo Salvini sono questioni su cui i due interlocutori mostrano particolare attenzione. Gratteri evita di entrare nel merito dell'inchiesta, Guerini invece ne approfitta per affondare contro il governo gialloverde per la gestione della vicenda. Eppure il procuratore un messaggio vuole lanciarlo: «A chi gonfia il petto e dice di aver bloccato l'emergenza vorrei ricordare quanto successo in Libia con donne violentate e bambini rapiti». Di fronte a una soluzione esplosiva c'è solo una soluzione per Gratteri: «Mandare risorse e uomini per costruire condizioni di vivibilità nel Centroafrica. Costruire gabbie e mura non serve: magari si bloccheranno le partenze dalla Libia ma non quelle da altri Paesi».
Il resto del confronto scivola via sui temi del decreto sicurezza che Salvini si appresta a presentare a governo e Parlamento e al disegno di legge sulla corruzione da pochi giorni approvato in Consiglio dei ministri. Gratteri la prende alla larga, mettendo nel mirino la legge Bassanini che «è stata un favore alle mafie». Per suffragare questa tesi il procuratore cita l’abolizione del Co.re.co (il Comitato regionale di controllo), «organismo in grado di tutelare i sindaci dalle pressioni di faccendieri e criminali». Infine l’affondo su una politica debole che cerca il sostegno dei malavitosi. Guerini ribatte, spiegando «che le male marce ci sono, ma non bisogna dimenticare i tanti amministratori onesti in prima linea per il bene comune». Posizioni distanti, insomma. Ma i due concordano sul fatto che si possa fare di più per ridare credibilità alle istituzioni.
Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri e il presidente del Copasir Lorenzo Guerini sono stati i protagonisti di un dibattito andato in scena giovedì sera a Diamante, nell’ambito del festival del peperoncino. Il capo della Dda ha rivelato di aver recentemente chiesto al ministro dell’Interno Matteo Salvini di procedere allo scioglimento della Dia. «In questo modo - ha spiegato Gratteri - risparmieremmo milioni di euro per pagare gli stipendi dei dirigenti e mantenere in vita le loro auto. Queste risorse potrebbero essere utilizzate per pagare gli straordinari alla polizia giudiziaria». Gratteri, con riferimento ai temi della corruzione, ha poi attaccato a testa bassa la legge Bassanini, definendola un «regalo alle mafie»
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