«Dall’indagine emergeva che il Centro di assistenza fiscale Conf. Lavoratori srl, di cui Domenica Bagalà era legale rappresentante… e la associazione sindacale Confederazione italiana lavoratori, che raggruppa moltissime altre sigle sindacali minori, erano legate a doppio filo ed erano strumenti nelle mani di Giuseppe Carbone e Domenica Bagalà per produrre denaro che veniva utilizzato per scopi diversi da quelli istituzionali…».
Sono durissime le accuse che la Procura di Palmi rivolge agli imprenditori palmesi Giuseppe Carbone e Domenica Bagalà. Accuse che hanno portato il gip ad accogliere la richiesta della Procura di Palmi di un sequestro preventivo di circa 4,5 milioni di euro. Nell’inchiesta sono finite altre 10 persone, molte delle quali legati da vincoli di parentela con i due cognati Carbone e Bagalà. Il pm Anna Pensabene aveva richiesta l’arresto per i 12 implicati nella vicenda, ma per il gip mancava l’attualità dell’esigenza cautelare e ha disposto solo la misura patrimoniale. L’inchiesta s’inserisce nel solco di quella che aveva portato, nel 2015, a emettere un primo corposo decreto di sequestro.
«Si tenga presente – si legge nell’ordinanza – che la Conf lavoratori era un’associazione sindacale alla quale aderivano 1.112.000 associati attraverso le Federazioni e sindacati nazionali a loro volta aderenti alla stessa. Fino al 6 febbraio 2015 Domenica Bagalà rivestiva l’incarico di rappresentante legale della società. Ebbene, l’attività di indagine consentiva di accertare che sui conti personali della Bagalà venivano sistematicamente accreditate diverse e consistenti somme di denaro provenienti da conti correnti di associazioni sindacali aderenti alla Conf lavoratori o dalla Confederezione italiana lavoratori stessa».
Come sarebbe stato impiegato il denaro sottratto al sindacato lo spiega lo stesso gip. Secondo i magistrati palmesi, per esempio, la Bagalà avrebbe acquistato un appartamento a Roma per più di un milione di euro, uno a Palmi per 85mila euro. E poi auto, un’agenzia di viaggi e altri beni. «A seguito di complesse indagini – scriveva il gip nell’ordinanza del 2015 –, la Gdf di Palmi ha avuto modo di smascherare una fitta rete di malaffare posta in essere da Bagalà Domenica… dal di lei marito Bonaccorso Antonio… da Carbone Giuseppe… Cristofaro Vincenzo… Cristofaro Aurelio…». Una presunta associazione che avrebbe attuato «una sistematica appropriazione indebita di risorse economiche dalle associazioni… nella misura di svariati milioni di euro».
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