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Omicidio Gioffrè, arretra sullo sfondo ipotesi nuova guerra tra clan

Quattro colpi in testa per eseguire la "sentenza"

Dinamica, movente, quadro all’interno del quale è maturato l’omicidio. Indagine a tutto campo quello dei Carabinieri del Gruppo Gioia Tauro e della Compagnia di Palmi sull’uccisione di Giuseppe Fabio Gioffrè, il 39enne ammazzato sabato scorso a Seminara. Nella giornata di ieri, gli investigatori hanno effettuato un nuovo sopralluogo in contrada “Venere” di Seminara, luogo dell’agguato che è costato la vita a Gioffrè e il ferimento del bambino di 10 anni, scapato miracolosamente alla sparatoria. I carabinieri della Compagnia di Palmi, coordinati dalla Dda di Reggio Calabria, stanno cercando di venire a capo della vicenda e per questo avrebbero anche sentito i familiari della vittima per sapere se negli ultimi tempi fosse preoccupato o fosse entrato in contrasto con qualcuno.

Testimonianza-chiave

Uno scatto in avanti alle indagini potrebbe darlo la testimonianza del bambino, che al momento rimane ricoverato nel Grande ospedale metropolitano di Reggio Calabria. Il ragazzino potrebbe avere visto qualcosa di importante per le indagini, dire se conosceva i due killer che hanno fatto fuoco o se gli stessi hanno agito a volto coperto. Restano alcuni punti fermi, dai quali partono gli inquirenti: i quattro colpi esplosi da due killer con altrettanti fucili caricati a pallettoni. E poi la fuga a piedi degli assassini che hanno fatto perdere le loro tracce nella campagne circostanti.

La ricerca del movente

Giuseppe Fabio Gioffrè era figlio di Vincenzo Giuseppe detto “Siberia”, esponente di primo piano della cosca “Gioffrè” degli “’ndoli”, coinvolta nella prima decade del nuovo millennio in una sanguinosa faida contro il clan rivale dei Caia-Laganà-Gioffrè detti “’ngrisi”. Una faida nella quale nel 2008 era scampato a un agguato lo stesso padre della vittima. Uno scontro cruento tra le famiglie di ‘ndrangheta di Seminara stroncato e raccontato nell’indagine del 2009, condotta dai Carabinieri di Palmi e coordinata dalla Procura Antimafia di Reggio Calabria denominata “Artemisia”. Gli inquirenti, però, allo stato tenderebbero a escludere che l’omicidio di Giuseppe Fabio Gioffrè possa essere ricondotto a una riapertura della faida tra i clan seminaresi. Ipotesi, quindi, che al momento resterebbe sullo sfondo. L’attenzione, per il momento, è concentrata sull’ultimo periodo della vita della vittima. Un lavoro appena iniziato e che, allo stato, non avrebbe ancora consentito di individuare elementi certi sui motivi che hanno portato alla morte del pregiudicato seminarese.

La città reagisce

Oggi pomeriggio, intanto, il Consiglio comunale di Seminara è stato convocato in seduta straordinaria alle 16. Il sindaco Carmelo Arfuso ha voluto introdurre una discussione sull’omicidio e sulle eventuali determinazioni che l’assemblea cittadina potrebbe prendere.

Inoltre, anche il vescovo di Oppido-Palmi mons. Francesco Milito ha voluto stigmatizzare l’accaduto. «A distanza di qualche settimana dalla mia Visita Pastorale a Seminara – ha scritto mons. Milito - venire a conoscenza dell'attentato omicida che ha coinvolto con un colpo che poteva essere letale uno di quei piccoli, è motivo per me di profonda pena e di inquietanti interrogativi. È impensabile e diabolico coinvolgere piccoli innocenti in bagni di sangue che già hanno riempito i cimiteri di Seminara e di Barritteri di corpi per i quali ancora si versano lacrime. Al piccolo e ai genitori un forte abbraccio, la costante preghiera, la più calorosa vicinanza e l'auspicio di giorni sereni».

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