Si è concluso con sette condanne e due assoluzioni il processo d'appello bis di Minotauro, la più grande inchiesta degli ultimi anni sulla presenza della 'ndrangheta nel Nord-ovest. La causa riguarda nove imputati (un decimo è deceduto) e si è celebrata per ordine della Cassazione, che il 12 maggio 2016 aveva confermato 23 condanne, ma ne aveva annullate alcune con rinvio.
Fra gli interessati figura Antonino Battaglia, ex segretario comunale di Rivarolo, condannato a 1 anni e 4 mesi di reclusione e al pagamento di 300euro di multa per un reato elettorale semplice. La Corte d'Appello di Torino l'ha sospeso dal diritto elettorale e interdetto per un anno dai pubblici uffici.
"Questa sentenza - hanno commentato, dopo la lettura del dispositivo, il procuratore generale Francesco Saluzzo e il pm Monica Appatecola - conferma che la criminalità organizzata calabrese in Piemonte è iperattiva e pervasiva".
Nel procedimento hanno testimoniato alcuni pentiti, tra cui Domenico Agresta, detto 'Nicu', 29 anni, che aveva già reso delle dichiarazioni in un'altra indagine, quella sull'omicidio del magistrato Bruno Caccia.
Salvatore De Masi, detto 'Giorgio' secondo gli investigatori a capo della locale di Rivoli con la dote di padrino, è stato condannato a 9 anni. La Corte ha poi inflitto un anno e dieci mesi a Velerio Ierardi, 'esattore' del gruppo criminale di Cuorgnè. Un anno e 4 mesi per Antonino Battaglia, segretario generale del Comune di Rivarolo, e Giovanni Macrì, imprenditore.
Domenico Agresta, nome di spicco della locale di Volpiano è stato condannato a 5 anni di carcere, mentre per Rosario Marando la pena è di 4 anni di reclusione, in continuazione con una sentenza di Reggio Calabria che gli aveva inflitto 13 anni e 8 mesi di carcere. Marando appartiene ad un'altra storica famiglia calabrese di Volpiano e, alcuni anni fa, portò gli investigatori sulla Vauda di Volpiano per cercare tre cadaveri - quelli di Antonio, Antonino Stefanelli e Francesco Mancuso, uccisi nel 1997 - che non sono però mai stati ritrovati. Marco Zingarelli ha un anno e sei mesi di reclusione.
Benvenuto Praticó è stato assolto perché il fatto non sussiste, mentre per Domenico Portolesi la Procura di Torino ha chiesto la trasmissione degli atti al tribunale di Reggio Calabria.(ANSA)