Cosenza
La Calabria in cassa ha molti soldini: verità inconfutabile. Solo negli ultimi mesi è stata investita da un vero e proprio “piano Marshall”. Circa 9 miliardi di euro, denaro cash, da utilizzare per lo sviluppo delle imprese, dell’agricoltura, delle infrastrutture. Un tesoro, da immettere nella debole economia calabra per garantire “pane e lavoro” a centinaia di famiglie calabresi. La logica imporrebbe una facile “distribuzione” seguendo i criteri prestabiliti dalle procedure. Volesse il cielo! Ma non è così naturale, semplice, automatico, veloce. Il rischio, sempre più concreto, è che, come già sperimentato in passato, la montagna di euro di cui dispone questo lembo d’Italia, possa partorire il “solito” topolino, cioè: nulla. Nel senso che: i soldi ci sono, ma non si riesce a trovare il modo per tirarli fuori dal cassetto. È una vecchia storia, consumata in anni di promesse, che non prevede (almeno fino ad oggi è stato così) il lieto fine.
I numeri, purtroppo, non mentono, nonostante gli sforzi per affermare il contrario «abbiamo recuperato». Balle, propaganda, fake. Il ritornello è diventato stantio, ha stancato, e non regge più. Giuseppe Aieta, ha capito che il futuro del centrosinistra calabrese è fortemente legato al capitolo fondi-spesa-crescita, e non ci sta ad assistere inerme, e pagare per colpe che non ritiene di avere. Il problema è qui che si annida, il resto sono ragionamenti d’accademia, utili per carità, ma non determinanti. È talmente convinto della cosa che da qualche mese dedica gran parte del suo impegno di consigliere regionale nell’individuare gli ingranaggi deboli che fiaccano il lavoro amministrativo «che c’è, nonostante le difficoltà». I fatti gli danno ragione, se è vero che ha individuato una marea di bandi fermi, senza uno straccio di giustificazione plausibile. Una situazione gravissima che deve scuotere la politica inammissibile ciò che accade in Calabria, terra bisognosa di tutto. L’ex sindaco di Cetraro non si è fatto sfuggire l’occasione, e nella riunione di giovedì scorso, ha lanciato un appello ultimatum a Oliverio: «Muoviti o finisce male, perché periremo tutti».
Non si è limitato alla semplice denuncia, ha documentato l’allarme, piazzando nel cuore della discussione con colleghi e governatore un lungo elenco di «occasioni» mancate, che giacciono nei meandri del sistema avverso. Ha fatto menzione di mezzo miliardo di euro di fondi Por inutilizzati, denaro che potrebbero essere messo in circuito da subito, invece, da mesi «viaggia da una scrivania all’altra». Eppure, formalmente, le pratiche sono chiuse, ma non si riesce ad andare avanti. Aieta lo ha detto chiaramente: «La burocrazia non collabora», e che occorre fare qualcosa subito «prima che sia troppo tardi». Oliverio ha ascoltato, annuito, e deciso: «Faremo una riunione con i direttori dei dipartimenti per individuare una soluzione al problema».
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